Cinquemila euro per una casa popolare. È la cifra spesa da una coppia di Bisceglie per avere le chiavi dall’assegnataria, una donna di circa 50 anni con seri problemi legati alla tossicodipendenza, stanca dell’alloggio. La segnalazione giunta in redazione è sembrata troppo anche per noi e quindi abbiamo deciso di andare personalmente al civico 37 di via Giuseppe Di Vittorio, a Bisceglie, con l’obiettivo di capire come stessero realmente le cose. Il video è la sintesi di quanto accade in tutta la Puglia, neppure troppo di rado. Un miscela esplosiva tra leggi a volte ridicole, burocrazia incapace e il bisogno di un tetto, sempre più autentica emergenza.
Antonio, il capofamiglia, si accorda con Maria, l’assegnataria per riconoscerle 3mila euro. Ma il fratello di lei non è soddisfatto, probabilmente la vorrebbe per sé, dunque Antonio paga anche lui. Alla fine dovrebbe avergli dato 2mila euro. Lo scambio dei soldi viene confermato dai diretti interessati. Il vicinato, decine di famiglie che vivono nel complesso di proprietà dell’Arca, hanno accettato la folle compravendita. Del resto avrebbero dovuto avviare una petizione per far cacciare Maria, donna con troppi eccessi, che usava l’alloggio pubblico per andare a iniettarsi la droga di volta in volta insieme ad alcuni uomini prima di abbandonare nuovamente l’immobile. Antonio, sua moglie e il loro bambino di 3 anni abitavano in quello stesso palazzo, a casa della mamma di lui.
I rapporti di incrinano e sono costretti a fare la spola nelle abitazioni di alcuni parenti. Maria vuole andare via, ma non lascerebbe la casa ai suoi parenti per nessuna ragione al mondo. Saputa l’esigenza della giovane famiglia propone un accordo scritto con cui consegna loro le chiavi in cambio del “caffè”. La cessione si concretizza, ma Maria ritorna. Non è chiaro se per rivendicare la casa della cui cessione si è pentita o davvero solo per prendere la sua bicicletta e chiedere qualche soldo ai vicini, come ha sempre fatto. La cosa certa è che Maria avanza ancora mille euro da Antonio e glielo ha ricordato nelle scorse ore attraverso un messaggio. Quando Antonio e la sua famiglia sono entrati, il bagno era sporco di sangue, per terra c’erano le siringhe usate per iniettarsi la sostanza. Ora Maria è ricoverata in ospedale per alcuni problemi sorti in seguito a un accertamento, ma resta il dubbio di sempre. La necessità di una casa può valere più della legge? No, perché l’alloggio è di proprietà dell’Arca e quella casa, se proprio Maria non ci tiene ad abitarla, dovrebbe essere data a chi ne ha diritto, al primo in graduatoria a cui spetta quel genere di appartamento.
Su questo, però, non si può fare affidamento, perché seppure annunciati non ci sono i controlli e per le riassegnazioni possono volerci mesi. Da anni per esempio, l’alloggio al terzo piano nel palazzo di fronte a quello di Maria, non è abitato. O meglio, gli assegnatari passerebbero di tanto in tanto per far credere di essere all’interno. I tempi della burocrazia sono biblici, comunque sufficienti agli abusivi per sistemarsi all’interno, meglio se con bambini piccoli, nel tentativo di impossessarsi dell’immobile. Sul posto sono intervenuti anche i Carabinieri, ma non se la sarebbero sentita di buttare fuori la donna con il bimbo, che pure occupavano l’alloggio in modo abusivo. Per Antonio e la sua famiglia il rischio adesso è quello di perdere soldi e casa. La vicenda è controversa, attendiamo gli sviluppi.