L’ex sindaca di Casamassima, Maria Paola Susca Bonerba, finita a processo e assolta dopo 20 anni e 44 udienze, rinunciando anche alla prescrizione, sarà ora risarcita La prima sezione civile della Corte di Appello di Bari ha condannato il Ministero della Giustizia a pagare alla ex sindaca un indennizzo pari a circa 14 mila euro “per irragionevole durata del processo penale”.
La prima cittadina, eletta con una lista civica di centrosinistra, era stata denunciata nel gennaio 2000 da cinque consiglieri comunali e poi processata con altri 11 imputati, tra assessori, dirigenti e dipendenti comunali, accusati di falso e concussione per la retrodatazione di una delibera per l’accesso ad un finanziamento per lavori di ristrutturazione di una scuola elementare. Il processo è cominciato nel 2004 con il rito del giudizio immediato. Il primo grado si è concluso (con l’assoluzione per quasi tutti i reati e la prescrizione per altri) nel 2015 dopo 39 udienze, il secondo grado nel febbraio 2020 dopo 5 udienze.
Accogliendo il ricorso del difensore, l’avvocato Domenico Conticchio, il giudice delegato aveva già riconosciuto nei mesi scorsi un indennizzo pari a circa 6.500 euro, calcolando gli anni di “durata in eccesso” rispetto a quella di 5 anni prevista per due gradi di giudizio. La difesa ha presentato reclamo chiedendo di più. I giudici le hanno dato ragione per l'”angoscia, ansia, frustrazione e senso di umiliazione che derivano all’imputato che aneli a vedere proclamata la propria innocenza, stati psicologici da ritenersi vieppiù amplificati in un soggetto che rivesta una carica pubblica e sia perciò maggiormente esposto a vedere seguita dai mass media la propria vicenda giudiziaria”. Hanno quindi riconosciuto alla ex sindaca un risarcimento di circa 14 mila euro.