Nella serata di ieri il gup Laura Liguori ha accolto la richiesta dei legali di Giancarlo Chiarello, l’avvocato barese arrestato il 24 aprile 2021 insieme all’ex gip Giuseppe De Benedictis con l’accusa di corruzione in atti giudiziari (con l’aggravante di aver favorito un clan mafioso) per aver truccato almeno tre procedimenti penali, sostituendo la custodia cautelare con l’interdizione per 12 mesi dall’esercizio della professione.
La condanna in primo grado a 9 anni e 8 mesi per la presunta corruzione giudiziaria nel Tribunale di Bari ha “attenuato” le esigenze di custodia cautelare nei confronti dell’avvocato barese Giancarlo Chiariello che torna dunque libero dopo quasi 3 mesi di carcere e 8 di arresti domiciliari.
Il 29 marzo il gup di Lecce ha condannato in abbreviato a 9 anni e 8 mesi De Benedictis e Giancarlo Chiariello (la Procura aveva chiesto 8 anni e 9 mesi per il primo, e 8 anni e 5 mesi per il secondo), a 4 anni il figlio Alberto Chiariello e a 3 anni e 8 mesi il pregiudicato (oggi pentito) Danilo Pietro Della Malva. Tutti presenteranno appello, ma in attesa delle motivazioni della sentenza, i difensori dell’avvocato barese hanno ritenuto di dover avanzare istanza di revoca della custodia cautelare accolta ieri dal gup. Questo significa che Chiarello potrà affrontare da uomo libero sia il processo di appello, sia le altre vicende giudiziarie in cui è coinvolto.
A carico del professionista, impegnato per decenni nella difesa dei “pezzi da 90” della criminalità pugliese (ma subito dopo l’arresto aveva chiuso lo studio presentando le dimissioni dall’Ordine), c’è infatti anche l’indagine per reati fiscali della Procura di Bari che a marzo ha portato all’esecuzione di un decreto di sequestro da quasi 11 milioni di euro. Sono i soldi che Chiariello avrebbe accumulato in nero, dichiarando redditi irrisori a fronte dei quali la Finanza di Bari ha ricostruito un tenore di vita elevatissimo: decisive le testimonianze dei pentiti, secondo cui l’avvocato non avrebbe mai rilasciato fattura. De Benedictis è invece coinvolto a Lecce in un secondo processo per traffico di armi anche da guerra: il 28 giugno, in abbreviato, rischia altri 10 anni. L’indagine della Procura di Lecce sulla corruzione in atti giudiziari (affidata ai carabinieri) non è ancora conclusa.