Negli atti che la Procura di Lecce ha depositato nel processo del 28 giugno contro l’ex giudice Giuseppe De Benedictis, l’imprenditore andriese Antonio Tannoia e il caporal maggiore dell’Esercito Antonio Serafinio, adesso ci sono anche le armi confiscate dalle forze dell’Ordine che però risultavano essere state distrutte.
Stando a quanto sottolineato su Repubblica, per questo processo Serafino ha patteggiato la pena, mentre De Benedictis e Tannoia saranno giudicati con processo abbreviato. Un processo che avrà pene alte per i reati contestati quali detenzione abusiva di armi e ricettazione, come sottolineava anche l’ex gip che diceva che in questo caso potevano rischiare 20 anni di reclusione.
Le armi, come scritto nei documenti, erano risultate essere distrutte ma invece sono state trovate nello scantinato della villa ad Andria che Tannoia aveva messo a disposizione di De Benedictis. Tra queste c’è una semiautomatica Beretta calibro 7.65 con matricola, che risulta acquistata nel 1970 da un privato, poi passata al figlio e quindi ceduta e rottamata nel 2008. Poi un’altra pistola Beretta calibro 9 corto, sequestrata a Bari nel 2005 a un pregiudicato arrestato per rapina e che risulta distrutta nel dicembre 2008. Anomali anche su armi trovate in possesso di De Bendictis che però risulta siano stati effettuati accertamenti balistici.
Dalle intercettazioni è emerso come l’ex magistrato avvisasse i suoi complici nel momento in cui c’erano dei sequestri armi e di come riusciva a mettere mani sulla merce, sottolineando anche i tempi di attesa.