Scriveremo una cosa impopolare, ma qualcuno dovrà pure farle riflettere le bimbe di Decaro. Ciò che ci tranquillizza è che si tratta delle considerazioni di una buona fetta di baresi, quelli che hanno commentato impietosamente il post di Decaro a pochi minuti dalla partenza del concerto, la sua grande emozione.
Qualcuno ha commentato stizzito: “Un’emozione da poco”, o per poco. A chi non piace divertirsi, vivere in un clima di festa, sereno e senza preoccupazioni. E qui c’è quell’altro ramo del lago di Bari, quello che volge all’amministrazione comunale: “Avete rotto, sempre a lamentarvi state”, “Dobbiamo prima o poi tornare a vivere, a riprenderci i nostri spazi”. Ed è proprio questo il punto, la scelta di come riprendersi gli spazi, quale sia il momento giusto per farlo e quali conseguenze la scelta di rendere Bari una perenne cartolina possa avere sulla vita dei baresi.
Possibile che non ci siano altri spazi? Possibile che per animarli quegli altri spazi si debba fare bandi specifici per aree bersaglio, quartieri svantaggiati, gente peccata e disagiati di ogni tipo? Pensate ai residenti della città vecchia, tanto per fare un esempio. Uno di loro sotto il post di Decaro, mentre qualcuno sta facendo il trenino, scrive: “Sto girando da ore per trovare il posto alla macchina”.
E allora la domanda nasce spontanea: è la città che fa grande un evento o dovrebbe essere la qualità dell’evento a far grande una città? Di sicuro la musica, molto spesso solo rumore, del Battiti Live – noi sul posto ci siamo andati – ha attirato soprattutto ragazzini che non hanno certamente risollevato le economie della città. E non siamo neppure sicuri, come detto dallo stesso Decaro prima del concerto, che quello fosse davvero il miglior posto di Bari dove montare il palco, soprattutto in considerazione delle citate vie di fuga e sicurezza generale.
Lasciamo perdere i commenti negativi sulla posizione del palco montato a favore di camera, al fatto che potesse starci solo una parte della folla accorsa a Bari, che l’audio non fosse certamente dei migliori e che alcuni maxischermi abbiano dato problemi. Il discorso è, quali servizi la città offre in generale e in queste occasioni in particolare? Senza contare i commenti relativi all’opportunità.
I bambini sono stati in classe con la mascherina fino al 9 giugno, i telegiornali non fanno altro che comunicare l’aumento dei contagi di Omicron 5, i virologi – quelli che ancora hanno il coraggio di parlare – invitano comunque al distanziamento e alle misure di precauzione per evitare il diffondersi del virus. Le immagini spiazzano tutti, invitano a fare tutt’altro. Mettetevi d’accordo, perché la gente è stufa di rispettare le regole sui pullman o in chiesa e poi assistere a certi spettacoli. L’economia deve ripartire, fa notare qualcuno – ma in che modo bloccare il centro della città aiuta chi non arriva a fine mese (un numero sempre crescente ad ascoltare i soliti telegiornali), oppure a consentire la riduzione del costo del carburante nuovamente sopra i 2 euro al litro.
In che maniera questi eventi consentono la riduzione delle liste d’attesa, fanno arrivare puntuali gli autobus, spesso scassati, del capoluogo pugliese o permettono una maggiore pulizia della città per accogliere l’esercito di turisti? Ma, di grazia, che c’entra tutto questo con il divertirsi e passare qualche ora spensierata, seppure tra montaggi, concerti, corse, eventi e smontaggi, si tratta di pazientare diversi giorni? Non condivido molte delle lamentele, ma credo siano tutte legittime e per questo meritino una discussione, magari con calma, quando sarà passato il rumore.
Editoriale
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