Una descrizione fisica per niente somigliante a quella dell’avvocato Giancarlo Chiariello ha spinto il pm della Dda, Federico Perrone Capano, a non credere a quanto denunciato dal collaboratore di giustizia Michele Oreste perché il realtà il penalista barese non lo aveva mai conosciuto. Durante l’inchiesta legata alla corruzione, il collaboratore di giustizia aveva raccontato di aver consegnato diverse partite di droga a Chiariello per conto di Vito Martiradonna, conosciuto come Vitin l’Enél, e che per un periodo questo ultimo avrebbe fatto da autista all’avvocato che per 1 milione di euro avrebbe scarcerato il figlio di Martiradonna. Il racconto di Oreste, però, presentava diverse lacune oltre a non trovare nessun riscontro investigativo. Prima di tutto a mettere il dubbio è stata la descrizione del palazzo fornita da Oreste, luogo in cui avrebbe consegnato la cocaina. In quel palazzo di piazza Garibaldi, infatti, non c’è lo studio di Chiariello, ma di sua sorella, inoltre la descrizione del penalista fornita da Oreste (paffuto con i capelli con la riga al lato e gli occhialini) non è per nulla veritiera e per questo il pm si è convinto che la storia della droga fosse stata completamente inventata e così Michele Oreste è accusato di calunnia. Il penalista barese, nel frattempo, potrà usare questa inchiesta per far cadere l’aggravante mafiosa nella condanna a 9 anni e 8 mesi per la presunta corruzione dell’ex gip De Benedictis.