Una nuova tegola su Maria Carmen Lorusso, l’ex consigliera comunale di Bari coinvolta nella maxi inchiesta Codice Interno che lo scorso febbraio ha portato all’arresto di oltre 130 persone, tra cui suo marito, l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, e suo padre, Vito Lorusso, ex primario dell’Oncologico di Bari. L’accusa è di voto di scambio politico-mafioso.
Il Comune di Bari ha avanzato la richiesta di restituzione dei 141mila euro di indebiti compensi percepiti da Lorusso. Ammonta invece a un milione di euro la cifra quantificata per i danni non patrimoniali che l’ente ha subito a causa della diffusione mediatica. Lorusso è a processo insieme ad altre 14 persone (il padre Vito Lorusso, Mario Dammacco, Alì Gharbi, Maurizio Larizzi, Dario Loporchio, Luigi Mendola, Bruno Montani, Roberto Paolicelli, Massimo Parisi, Massimo Patella, Giuseppe Petronella, Gaetano Scolletta, Giuseppe Sette, Giandomenico Tafuni). Le altre persone coinvolte (tra cui Giacomo Olivieri, Savino Parisi, Tommy Parisi, Eugenio Palermiti e Giovanni Palermiti) hanno chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato.
Nei loro confronti sono state avanzate richieste di risarcimento milionarie da vari enti, tra cui anche Amtab (costituita parte civile contro Massimo Parisi, Tommaso Lovreglio e Michele De Tullio) e Regione Puglia. Ieri la società del trasporto pubblico barese ha quantificato i presunti danni in 2,3 milioni perché costretta a subire le assunzioni imposte dalla famiglia Parisi, come si legge nella costituzione di parte civile. La Regione invece ha chiesto risarcimenti da 100mila euro per 15 imputati, per un totale di 1,5 milioni di euro, portando ai giudici gli articoli usciti in tutto il mondo, compreso quello della Cnn dove si parla di Puglia Mafia Style. Costituiti parte civile anche la FIGC, i ministeri dell’Interno, della Giustizia e dell’Economia, l’Amgas, il Comune di Altamura e l’associazione Libera.