“Vorrei segnalare qualcosa che sta facendo discutere moltissimo un consistente numero di persone da qualche giorno a questa parte: parlo della prova scritta per il concorso di Istruttore Amministrativo di categoria C indetto dall’Arpal Puglia”. Inizia così la lettera di una candidata al concorso indetto dall’Arpal Puglia inviata alla nostra redazione. L’Agenzia Regionale per le Politiche Attive del Lavoro torna al centro delle polemiche, proprio mentre è in atto una protesta da parte dei suoi dipendenti che non vengono retribuiti. Come riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, tra i 59 idonei figurano persone che militano o hanno militato in Puglia Popolare, il partito politico dell’ex dg Cassano, o loro parenti (diversi sono proprio di Cassano), ma anche figli di consiglieri comunali di Bari e Lecce.
“Martedi 29 novembre si è tenuta la prova scritta (unica prova prevista dalla commissione per entrare in graduatoria), prova che si è rivelata essere, per tantissimi candidati, un vero e proprio rebus: il test, infatti, è risultato immediatamente essere decisamente fuori focus per un concorso di categoria C per la complessità delle domande. Questo in quanto le stesse, oltre ad essere difficilissime e non in linea con un concorso di categoria C, sono risultate in alcuni casi ambigue (se non decisamente errate nella definizione, come quella relativa al browser) e attinenti ad argomenti non citati fra le materie di studio riportate nel bando (tipo tutte quelle sul reddito di cittadinanza) – racconta la candidata -. Il giorno successivo alla prova, a me così come a tanti altri colleghi facenti parte di appositi gruppi in chat, è balzato subito agli occhi il risultato piuttosto particolare della prova: su circa 1700 persone che hanno completato lo scritto, soltanto poco meno di 60 hanno raggiunto il punteggio di 21 utile per risultare in graduatoria, risultato questo che già di per se è statisticamente singolare visto che gli idonei sono stati in pratica il 3,5% dei partecipanti”.
“La cosa che agli occhi di tutti è risultata ancora giù particolare, però, è il fatto che dei 59 fortunati idonei, ben 24 hanno preso il massimo punteggio possibile. Di 1700 persone passano il test il 3% e di questi pochi, giù di un terzo lo passa col massimo del punteggio – continua -. Ad ampliare lo scetticismo mio e dei tanti miei colleghi, inoltre, è arrivato in data odierna un articolo di un quotidiano locale nel quale si legge di possibili collegamenti fra vari idonei e altri rappresentanti politici. Inoltre, confrontandoci sui vari gruppi online, è emersa quest’altra particolarità: in una determina dirigenziale Arpal del 27 dicembre 2021 relativa ad una procedura di affidamento di materiale di cancelleria, una delle tre persone componenti il seggio di gara Arpal ha lo stesso nome di una delle persone che ha preso 30 alla prova. Qualora non fosse un caso di semplice omonimia, la situazione risulterebbe strana. Spero che gli elementi forniti siano sufficienti al fine di provare a dare voce a me e a tanti altri miei omologhi, considerando che l’ente in questione non è la prima volta che si fa notare per qualcosa di poco chiaro”.
A riguardo è arrivata anche una nota del consigliere regionale di Forza Italia, Napoleone Cera. “Saranno anche coincidenze, ma se la pubblica amministrazione deve avere le pareti di cristallo, affinché tutti possano vedere qualsiasi cosa nel rispetto del principio di trasparenza, allora è opportuno che Emiliano chiarisca il caso delle assunzioni all’Arpa – le sue parole -. Dalla composizione delle commissioni agli idonei che risultano parenti di persone impegnate politicamente: sono diversi i profili su cui va fatta luce e vanno date spiegazioni a tutti coloro che hanno partecipato con fiducia e buonafede alle procedure concorsuali. Ad ogni modo, chiederemo l’istituzione di una commissione di inchiesta speciale per i concorsi Arpal”.