“Caro Direttore, ti ricordi di Brunella, Giovanni e Vincenzo e di tutti quei giovani infermieri che sono partiti più di due anni fa dal sud per fronteggiare l’emergenza Covid? Li abbiamo visti bardati in corsia per ore con tute integrali, caschi e maschere. Eppure non sono affatto eroi dotati di super poteri, sono giovani chiamati a svolgere un lavoro eccezionale con contratti precari”.
Inizia così la lettera arrivata in redazione scritta da Antonella Perrucci, infermiera del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura del Perinei di Altamura. “A loro dobbiamo non una semplice riconoscenza per gli ultimi anni, ma un reale riconoscimento per i prossimi anni. E questo passa dalla possibilità di assumerli garantendo loro stabilità contrattuale e percorsi di formazione per sviluppare nuove competenze all’interno del sistema nazionale – si legge -. Dopo il precariato i nostri ragazzi hanno dovuto affrontare un concorso e conquistare il tempo indeterminato sempre là al nord dove lavorano. Successivamente hanno dovuto affrontare un secondo concorso in Puglia per avvicinarsi alla loro terra e non vengono ancora chiamati”.
“Questi nostri ragazzi non vogliono essere pedine manipolate dagli interessi sindacali e dalla Regione che al momento, dopo il blocco tace – conclude -. Vogliono risposte concrete. Non è giusto che si dia precedenza alle stabilizzazioni quando i nostri infermieri sono partiti senza un euro in tasca, lontani da casa, pagando affitti e studiando per conquistare il ruolo. È risaputo che c’è grande carenza di infermieri. Ebbene, loro sono pronti a entrare in campo e a prestare la loro professionalità. Non capiamo perché si stia aspettando ancora a procedere con le assunzioni dei vincitori di concorso. Vi esortiamo dunque, ad assumerli al più presto nella loro terra”.