“Io voglio giustizia per mio marito. Voglio che venga tolta questa condanna, lui non c’entra nulla. Sono disposta a legarmi fuori dal carcere, aiutatemi perché hanno distrutto una famiglia. È una persona buona, l’hanno rovinato, l’hanno messa nella merda di nuovo” .
Inizia così il duro appello di Grazia. Suo marito ha avuto una condanna definitiva per furto di 3 anni e 3 mesi di reclusione dopo 11 anni. A raccontare la storia è la stessa donna.
“Nel giardino condominiale l’accesso era rotto, chiunque poteva entrare – racconta -. Fu fatta una chiamata anonima alla Polizia dicendo che c’era della refurtiva sul posto. Una sera si sono presentati due agenti dietro il portone di casa e hanno chiesto di effettuare una perquisizione. Entrarono ma non trovarono nulla, fecero anche un verbale”.
Il marito di Grazia, dopo essere sceso e aver firmato il verbale, come ogni sera sta per parcheggiare il proprio motore nel giardino condominiale. Dopo le solite “manovre” però, nel solito posto, trova un carrello e una busta nera con all’interno della refurtiva di poco valore. Decide così di spostare il carrello per parcheggiare il motorino quando all’improvviso sbuca dall’angolo un poliziotto appostato che lo blocca.
“All’epoca c’erano tante persone che entravano qui, l’accesso era libero per tutti. Un poliziotto ha testimoniato anche in favore di mio marito – continua Grazia -. In casa non hanno trovato nulla, hanno anche effettuato una perquisizione. Questo posto non era solo di mio marito, il giudice non ha valutato tutte le cose in suo favore. Voglio fare un appello: se c’è qualche giudice che può rivalutare questa storia per noi insopportabile, so che non si può togliere la scarcerazione non c’è più nulla da fare lo sappiamo. Ho paura che possa togliersi la vita, sta male, se c’è qualcuno che può aiutarlo”.