Rifiuti e smaltimento. Un tema molto importante per l’associazione Zero Waste Puglia che della sostenibilità ha fatto il suo mantra. Per questo motivo si pone delle domande sul perché gli impianti di biostabilizzazione e produzione di CSS siano fermi e su quali e quanti costi la popolazione dovrà sostenere. Di seguito il comunicato della Zero Waste.
“Da più di una settimana sono fermi gli impianti di biostabilizzazione e produzione di CSS, perché non ci sono più spazi per allocare la FSC. Molti comuni hanno ricevuto note che li obbligano a conferire i rifiuti indifferenziati in siti anche molto lontani, con un aggravio sui costi già molto pesanti per le comunità. AGER sta impazzendo cercando di trovare spazi per allocare i rifiuti dei comuni, quasi come un mega tetris, per scongiurare che questi rifiuti rimangano per strada o nelle case dei cittadini. Come già detto, tutto ciò comporta un notevole aumento dei costi per i comuni che dovranno poi caricarli sulle utenze, su di noi cittadini, e quindi sulle nostre bollette Tari”.
“Perché non ci sono abbastanza spazi e gli impianti non riescono ad essere al passo e quindi vanno in blocco? Ci sono molti motivi che mettono in crisi il sistema, il primo è che il piano regionale dei rifiuti non funziona, non sta centrando nessuno obiettivo di piano, come avevamo previsto con le nostre osservazioni. Un piano che punta ancora alla produzione di combustibile da rifiuti non può che fallire, come avevamo previsto ampiamente. Perché ancora una volta la Regione non è stata capace di una visione diversa, che prevedesse come primo punto la riduzione spinta dei rifiuti da trattare. Un piano che hanno voluto approvare in fretta perché altrimenti la Puglia avrebbe perso i soldi del PNRR, tanto quei soldi saranno spesi male, come quasi sempre accade con i soldi pubblici. Nessuna politica di riduzione, eppure bastava agire sulle città capoluogo per ottenere una forte riduzione dei rifiuti che vanno a finire in discarica o a incenerimento”.
“Bari, Foggia e Taranto messe insieme producono il 50% dei rifiuti pugliesi, sono loro il problema della Puglia, sono loro che “consumano” in fretta gli slot a disposizione, sono loro che mettono in affanno gli impianti pugliesi. Bari, Foggia e Taranto hanno percentuali di differenziata “fuorilegge”, andrebbero commissariate all’istante ma invece abbiamo il presidente nazionale di Anci che risulta essere il sindaco più amato d’Italia. I pugliesi sanno che pagheranno molto di più di Tari ed il merito è soprattutto di Decaro? Bari città europea, così dicono ma ha una percentuale di raccolta differenziata del 37,5%, mentre doveva essere al 65% già da febbraio 2018, addirittura negli ultimi anni ha anche abbassato il risultato. In tutto questo la regione dorme, adesso c’è la campagna elettorale e quindi bisogna tacere sulle cose che non vanno. Decaro è in giro in tutti i comuni pugliesi per sponsorizzare i candidati a lui vicino. L’assessora regionale Anna Grazia Maraschio è impegnata in un tour del Salento per raccogliere voti con il suo van a nove posti, perché è candidata, eventi bellissimi in cui si discute di tutto, tranne della situazione emergenziale dei rifiuti pugliesi. Nessuno che le faccia due domande sul suo operato da assessora, nessuno che le chieda conto su cosa intenda fare pe scongiurare il disastro”.
“Durante la campagna elettorale sembra tutto idilliaco, la Puglia è una regione meravigliosa, tranne per il fatto che ogni giorno molti sindaci si attaccano al telefono per sapere dove conferire i rifiuti dei propri comuni e a volte gli viene detto di non conferire per alcuni giorni. C’è da dire che anche i sindaci hanno le loro colpe, anche loro accolgono e sponsorizzano i candidati imposti dai vertici regionali e nessuno ha il coraggio di denunciare quanto avviene nella gestione dei rifiuti pugliesi, per timore di rimanere fuori dal cerchio magico che potrebbe essere il loro ascensore per cariche più alte. Questa è la narrazione pugliese, la realtà la vedranno i cittadini con le prossime bollette Tari, lo vedrà l’ambiente pugliese che dovrà sorbirsi il peso di nuovi impianti inquinanti”.