“Antonio, manda qualcuno a dare un’occhiata a quel pannello”. Sono queste le parole proferite il 9 novembre da Mario Lerario, l’ex responsabile della Protezione Civile pugliese arrestato in flagranza di reato per corruzione, ad uno dei suoi uomini di fiducia, l’ingegnere Mercurio, perché preoccupato della presenza di altre microspie nel suo ufficio, bonificato già un mese prima. È stata anche aperta un’inchiesta per risalire alla talpa che ha informato l’ex numero uno della Protezione Civile della Puglia sulle indagini in corso.
“La corrente da dove l’hanno presa?”, “Ti faccio vedere, da dietro il condizionatore, questi soni i fili dei microfoni. Sono in gamba quindi…”, il botta e risposta tra due uomini non ancora identificati commissionati a scovare tutte le microspie nascoste.
È quanto emerge dalle intercettazioni della Guardia di Finanza che hanno portato all’arresto di Lerario e degli imprenditori Luca Leccese e Donato Mottola, coinvolti in appalti con la Protezione Civile pugliese. “La loro condotta si innesta in un continuum inarrestabile di illegalità – si legge nell’ordinanza – e risulta orientata verso il rinvenimento dell’occasione prossima in cui reiterare i reati”.
Oltre al video che immortala il passaggio della famosa busta da 10mila euro consegnata in macchina e alla scoperta della tangente da 20mila euro occultata in un pezzo di carne pregiata, è emersa anche un’intercettazione telefonica tra l’imprenditore di Noci, Donato Mottola, e sua moglie inerente proprio all’insolito stratagemma utilizzato per la consegna dei soldi in favore di Lerario.
“Ho dato la manzetta, ho dato la mazzetta, ho dato tutto”, le parole proferite il 22 dicembre dall’uomo che non sapeva di essere intercettato. “Tutti felici e contenti, va bene. Buon Natale e chist so l’ove”, la risposta della donna.