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Corniciaio ucciso a Valenzano, negato il risarcimento a Rocco Lagioia: fu assolto dopo 4 anni in detenzione

6 Marzo 2024
– Autore: Raffaele Caruso
6 Marzo 2024
– Autore: Raffaele Caruso

Viene condannato nel 2017, dal Tribunale di Bari, in primo grado a 16 anni di carcere per l’omicidio volontario e per l’occultamento del cadavere del genero, l’anno dopo viene assolto dalla Corte d’Appello per non aver commesso il fatto, lasciando così i domiciliari. Nel 2019 la Cassazione conferma la sua non colpevolezza. Protagonista il 77enne Rocco La Gioia, accusato nel 2014 dell’omicidio del genero Alessandro Leopardi, 38enne corniciaio di Valenzano. Fu arrestato e passò tre anni in carcere e uno ai domiciliari, prima di essere assolto. Per questo ha chiesto, tramite il suo legale, un risarcimento di 516mila euro per ingiusta detenzione (circa 1000 giorni) e per i danni “dell’immagine, della salute e dell’attività lavorativa”.

I giudici del Mef (Ministero dell’economia e delle finanza) hanno però respinto la richiesta per i suoi comportamenti “imprudenti” e per le parole “autoaccusatorie” all’epoca dei fatti. Il cadavere di Leopardi fu ritrovato bruciato nel 2014 a Valenzano. La Gioia, secondo quanto ricostruito dai giudici, “aveva tenuto condotte e fatto dichiarazioni idonee ad integrare la colpa grave preclusiva dell’invocato ristoro”. I suoi comportamenti avevano “determinato una situazione di allarme sociale, con conseguente doveroso intervento dell’autorità giudiziaria a tutela della comunità, ragionevolmente ritenuta in pericolo”. Il 77enne è stato condannato anche a pagare al Mef le spese legali del processo. Il suo legale ha presentato ricorso.