La Procura di Bari ha aperto un nuovo filone d’inchiesta nell’ambito delle indagini sulla corruzione che ha travolto l’ex capo della Protezione Civile della Puglia, Mario Lerario, altri dipendenti regionali e alcuni imprenditori. L’obiettivo è quello di capire chi possa aver passato informazioni a Lerario, letteralmente ossessionato dal fatto che il suo ufficio potesse essere spiato da alcune cimici.
Tra le conversazioni ascoltate dalle microspie fatte sistemare dalla Procura c’è quella tra due uomini, quelli incaricati di bonificare la stanza di Lerario. “La corrente da dove l’hanno presa?”, “Ti faccio vedere, da dietro il condizionatore, questi soni i fili dei microfoni. Sono in gamba quindi…”, dicono i due in un botta e risposta.Lerario aveva chiesto all’ingegner Antonio Mercurio di far provvedere. “Antonio, manda qualcuno a dare un’occhiata a quel pannello”, aveva detto a uno dei suoi uomini di fiducia.
Come abbiamo detto per primi raccontandovi i retroscena di questa ulteriore e deplorevole pagina di corruzione regionale, in molti sapevano del comportamento del dirigente regionale, quello al quale il Presidente pugliese, Michele Emiliano, aveva affidato compiti strategici, che andavano ben oltre quelli previsti dal suo Ufficio.
Un sospetto talmente diffuso da aver creato un paradosso: mentre la Procura cerca di identificare i due uomini, nei corridoi di via Gentile c’è chi è pronto a giurare di averne individuato almeno uno. “Si chiama XX”, ci scrivono. E nel caso avessimo qualche dubbio in allegato c’è anche il profilo Facebook dell’uomo che insieme al collega avrebbe bonificato l’Ufficio di Lerario. Un altro tassello verso la ricostruzione di una vicenda tutt’altro che misteriosa, seppure in tanti continuano a spergiurare di non aver neppure mai immaginato cosa stesse accadendo sotto il proprio naso.