Il sindaco di Otranto Pierpaolo Cariddi, arrestato nell’ambito dell’inchiesta chiamata ‘Re Artù’, su presunti intrecci tra politica e sanità, sapeva di essere intercettato. È quanto emerge dall’ordinanza di arresto nei suoi confronti e di suo fratello Luciano.
La presenza di microspie però “non ha costituito in alcun modo un deterrente per gli indagati”. A gennaio 2019 alcuni tecnici, durante le operazioni di installazioni di alcune lampade a led nello studio professionale del primo cittadino, hanno ritrovato i microfoni.
“Salvatore, Pierpaolo sono… Cariddi! Ciao, scusami un attimo, io lo so, lo so, però, non ti ha detto il perché. Io ho una relativa urgenza legata al fatto che cambiando le luci della stanza mia, negli interruttori, abbiamo trovato una telecamera eh. Na ricetrasmittente… Quindi, io mo, voglio denunciare questo fatto perché, non so da dove viene, da chi può venire. Siccome ci sono eh! Gli impiantisti che stanno cambiando e quindi in atto i lavori. Io vorrei che voi prendete atto di queste situazioni!”, le parole del sindaco in una telefonata al precedente comandante della stazione locale dei Carabinieri.
“Il 24 ottobre 2018 poi il sindaco riceve un ex magistrato e lo invita a spostarsi dal suo studio professionale allorquando egli si apprestava ad affrontare un argomento evidentemente ritenuto delicato, con ciò dimostrando di non sentirsi sicuro nemmeno nel suo studio professionale in una giornata in cui, secondo quanto precisato nella medesima conversazione, non era presente nessun altro”, si legge nella stessa ordinanza.