Mario Lerario, l’ex dirigente regionale della Protezione civile pugliese, è stato condannato dal Tribunale di Bari a 5 anni e 4 mesi di reclusione, con la formula del rito abbreviato, con l’accusa di aver intascato presunte mazzette da 35mila euro dall’imprenditore giovinazzese Antonio Illuzzi in cambio di appalti. La Procura aveva chiesto 6 anni. Illuzzi è stato invece condannato a 4 anni di reclusione. Entrambi rispondono di concorso in corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Rinviato a giudizio invece l’ex funzionario regionale Antonio Mercurio, il processo inizierà il 3 luglio. Insieme a Lerario risponde anche di abuso d’ufficio. Nel processo la Regione Puglia si era costituita parte civile e il giudice ha riconosciuto il risarcimento danni con provvisionale esecutiva immediata di 10mila euro.
Per Lerario si tratta della seconda condanna per corruzione, dopo quella di 5 anni e 4 mesi rimediata per le presunte tangenti intascate dagli imprenditori Donato Mottola e Luca Leccese (da 10mila e 20mila euro) in cambio di appalti affidati dalla Protezione civile durante la pandemia (il processo pende in appello). Secondo la tesi dell’accusa, Lerario avrebbe ricevuto in due tranche una tangente da 35mila euro dall’imprenditore Illuzzi. Lerario si è difeso dichiarando che l’incontro con lui nella stazione di servizio, in cui l’accusa ipotizza ci sia stato la consegna della mazzetta in cambio di favori nell’assegnazione degli appalti, era finalizzato per alcuni lavori di ristrutturazione da fare nella propria abitazione.