Volevano controllare il territorio attraverso la corruzione sistematica. Era questo il modus operandi dell’associazione a delinquere formata da politici e imprenditori nel Comune di Otranto. Stando a quanto si apprende su Repubblica, negli atti vengono descritti come un vero e proprio clan mafioso.
Al centro i fratelli Cariddi, Luciano e Pierpaolo, entrambi sindaci di Otranto, da ieri in carcere. Secondo le indagini agivano come se fossero una sola persona e infatti nelle intercettazioni parlavano sempre al plurale o sottolineavano quanto i due la pensassero allo stesso modo. I due avrebbero garantito favori agli imprenditori in cambio di voti.
Con loro altre 8 persone sono state arrestate e 47 indagate. Nell’inchiesta c’è anche la costruzione del Twiga, la famosa spiaggia di Flavio Briatore che sarebbe dovuta sorgere a Otranto e in cui si nascondono gli intrecci della politica regionale. Briatore aveva concesso il marchio del lido che doveva sorgere a sud di Otranto, in un’area che però la guardia costiera aveva sottoposto a divieto a causa della falesia pericolosa.
Un progetto che dietro vede i De Santis, Raffaele amministratore della Cerra, Roberto e il figlio Luigi, che come è ben noto a tutti erano grandi elettori dei Cariddi. Luciano, amico di D’Alema, era riuscito a trovare un posto a Luciano Cariddi come candidato al Senato per il centrodestra. Per la realizzazione del Twiga, però, serviva la revoca dell’ordinanza della Capitaneria. Per questo motivo la comandante dell’epoca, Elena Manni, sarebbe stata pressata e intimidita, ma nonostante questo non ha ceduto alla richieste. E di fatti il lido non si è più fatto.
Gli amici c’erano anche in Regione, come confermato dalle intercettazioni. “Faccio un passaggio in Regione mi hanno confermato piena disponibilità” diceva Luigi De Santis in merito alla pericolosità dell’area su cui sarebbe dovuto sorgere il Twiga. E in effetti fu abbassata da Pg3 a Pg2. Per ottenerlo De Santis incontrò assessore alla Pianificazione territoriale Alfonso Pisicchio e Luciano Cariddi il collega Totò Ruggeri.