Sindacati, forze politiche, comunità religiose, sindaci e studenti. Tutti insieme per la pace del mondo. Sabato 26 febbraio a Bari si terrà in piazza Libertà un presidio, davanti al Palazzo della Prefettura, per lanciare un appello al Governo italiano e all’Europa in merito a quanto sta accadendo lungo il confine tra Ucraina e Russia.
“La pace si difende con la diplomazia, non con le armi”, è questo lo slogan scelto dal Comitato per la pace di Terra di Bari che ha organizzato l’iniziativa. “Auspichiamo – si legge nella nota – quali gruppi operanti a Bari, la città di San Nicola che unisce russi e ucraini, che le comunità cristiane, che si riuniscono per ricordare l’incontro interreligioso del Mediterraneo di due anni fa, prendano ogni opportuna iniziativa perché la pace sia preservata lungo il confine di tutto l’est europeo”.
Verrà consegnato un appello scritto alla prefetta di Bari, Antonella Bellomo, dove viene chiesto al Governo di ” impegnarsi a favore di un rilancio del ruolo effettivo dell’Onu attraverso la sua democratizzazione; contro una strategia espansionista e interventista da parte della Nato, con particolare riferimento all’Est Europa, specificamente rinviando l’esame della richiesta di adesione finché non cessi fattivamente la minaccia di ricorso alle armi; per una nuova architettura della sicurezza europea che garantisca tutti gli attori coinvolti e assicuri pace e giustizia sociale ai popoli”.
“Alla base del conflitto – si legge nell’appello – ci sarebbe la domanda di ingresso dell’Ucraina nella Nato, contrastata dall’interesse russo a non avere la Nato alle porte di casa. La domanda di adesione alla Nato di un Paese sovrano quale è l’Ucraina, previa approvazione unanime degli altri Stati membri dell’Alleanza, è legittima tanto quanto l’esigenza di sicurezza ai confini espressa dalla Russia a fronte dell’espansione ad Est della Nato. Ma – è la conclusione dell’appello – la difficile composizione di questi interessi non può essere affidata alle armi. La soluzione della crisi in Ucraina non è nella guerra ma nella diplomazia ad oltranza. Ed è decisivo il ruolo dell’Unione europea e dell’Italia, in particolare, che deve impegnarsi a svolgere attivamente un’azione diplomatica ad oltranza per fedeltà allo spirito dell’articolo 11 della Costituzione”.