È bastata la telefonata con una delle sue quattro figlie per scatenare la parte peggiore di Anna, la donna che dormiva al Cup dell’Ospedale Di Venere che ha chiesto il nostro aiuto. Le abbiamo pagato due notti in albergo e avevamo trovato una sistemazione provvisoria – sempre un b&b a 350 euro per 5 notti – in attesa di poterla ospitare in una delle case di Quinto Potere. Pubblicato il video appello con la richiesta d’aiuto, siamo stati contattati dalla figlia, desiderosa di fare alcune precisazioni sul rapporto con la madre e sul passato, in modo da assicurarci un quadro d’insieme. La chiacchierata non avrebbe minimamente intaccato l’aiuto che avevamo già deciso di dare ad Anna, che nel frattempo aveva lasciato il compagno Francesco, a suo dire violento quando abusava dell’alcol. In poche ore, non solo Anna si è rimessa con Francesco, ma ha perso completamente il controllo, minacciando Antonio nel modo peggiore. Una situazione pazzesca, da incubo, alimentata da un evidente disagio. Non abbiamo raccontato il passato della donna, così come non raccontiamo certi particolari di nessuna delle storie che trattiamo, ma abbiamo necessità di approfondire per comprendere da dove parte la richiesta di bisogno. Anna ha perso completamente la testa al solo pensiero che sua figlia avesse parlato con noi, pur avendola tranquillizzata sul fatto che non avrebbe mai più dormito per strada e che le saremmo stati accanto. Non ci meravigliamo di nulla ormai, sappiamo che può succedere sempre tutto e il contrario di tutto, ma come sempre non possiamo non condividere ciò che succede, soprattutto perché molti di voi si affezionano alle persone e decidono di aiutarle in ogni modo. In tanti si sono proposti di darle sostegno economico e persino un tetto, ma Anna ha scelto di fare diversamente. In fondo erano stati lei e il compagno a chiedere il nostro aiuto, attraverso un uomo che lavora nella struttura ospedaliera, impietosito dalle loro condizioni. Ci abbiamo provato Anna, buona fortuna.
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- di: Raffaele Caruso
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