Skip to content

Da magistrato a detenuto, Nardi non si arrende: “Mi vogliono distruggere. Lotto per i miei figli”

20 Novembre 2023
– Autore: Antonio Loconte
20 Novembre 2023
– Autore: Antonio Loconte

L’accusa è quella più infamante per un magistrato: aver preso soldi e altri benefit per aggiustare le sentenze di quello che la stampa ha ribattezzato fin da primo minuto “Sistema Trani”. Non solo, secondo chi ha deciso di crocifiggerlo in ogni modo, l’ex giudice tranese sarebbe addirittura il capo di quel sistema corruttivo, che vedrebbe coinvolti altri colleghi. Michele Nardi è stato condannato in primo grado a 16 anni e 9 mesi, ma sono tanti gli “scivoloni” processuali che gli hanno fatto persino provare il dolore di una lunga carcerazione.

Fin dal primo minuto Nardi proclama la sua innocenza. Non lo fa alzando la voce, ma in maniera composta mostrando gli atti processuali da cui emergerebbe tutta un’altra storia. Nardi ci ospita nella casa dei genitori nel centro di Trani. Ci sediamo uno di fronte all’altro, accanto al tavolo dove sono sistemate centinaia e centinaia di carte: le prove della sua innocenza. Dopo aver verificato alcune stranezze, abbiamo deciso di dare all’ex magistrato la possibilità di raccontare la sua incredibile vicenda, con alcuni episodi anomali. Un racconto che getta parecchie ombre sulla presunta regolarità del processo che lo ha condannato e di quelli ulteriori imbastiti successivamente, da cui è uscito “pulito” perché il fatto non sussiste.

Le domande sono tante. Come si può essere accusati di corruzione senza che sia stato mai trovato un solo euro provento da quella attività infamante? Come possono essere travisati alcuni fatti, confermati in fase dibattimentale dai diretti interessati? Ma soprattutto, come può essere considerato credibile il principale accusatore, un imprenditore con problemi giudiziari, alcolizzato e con una certificata diagnosi psichiatrica? Nardi non risparmia nomi e aneddoti. La sua battaglia prende forza dai suoi figli, coinvolti insieme alla ex moglie in una storia assurda, in cui persino i tempi non coincidono con l’attività al centro del processo. “Combatto per restituire il mio nome pulito ai miei figli, hanno sofferto tanto, ma sono stati tenaci – dice Nardi -. Sono la mia forza”. A sentire Nardi, l’Italia è un regime governato dalla magistratura, capace di distruggere chiunque, decidere quali leggi promulgare e quali no. La storia di Michele Nardi ci ha colpito profondamente, perché vuol dire che può succedere tutto a tutti e in qualunque momento.