Nel giro di due settimane è passato dagli arresti domiciliari, alla scarcerazione e alla nomina di direttore sanitario dell’ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti. Vitangelo Dattoli, 63enne di Triggiano, ha iniziato il suo nuovo incarico dal primo gennaio scorso, meno di una settimana dopo essere tornato in liberà come disposto dal Tribunale del Riesame. Dattoli torna dunque al Miulli dopo il lungo periodo di aspettativa di cui ha usufruito per ricoprire gli incarichi pubblici che gli sono stati affidati nel corso degli anni. L’ex direttore generale era stato messo agli arresti domiciliari nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Foggia sulle presunte irregolarità riscontrate nella gestione e concessione di gare d’appalto nell’ambito della sanità foggiana.
Dattoli, lo ricordiamo, è stato come ultimo incarico direttore generale degli Ospedali Riuniti di Foggia, prima ancora a lungo direttore generale e più recentemente commissario del Policlinico di Bari, portando a termine la costruzione del Covid Hospital nella Fiera del Levante. Su quell’ospedale si è abbattuta la mannaia della Procura e della Guardia di Finanza per via di un presunto sistema di corruzione, che tuttavia non vede Dattoli tra gli indagati.
“Essendosi dimesso da direttore generale dei Riuniti di Foggia ed essendo stata annullata la misura cautelare nei suoi confronti – spiega il legale Antonio La Scala – Vitangelo Dattoli è libero di lavorare presso altre strutture. Del resto, un ente privato di elevato livello come il Miulli non si sarebbe lasciato sfuggire una simile occasione, ossia avvalersi delle capacità e dell’ esperienza di uno dei migliori direttori sanitari d’Italia. Del resto non dimentichiamo che ben tre governatori, Fitto, Vendola ed Emiliano, lo hanno confermato alla direzione del Policlinico di Bari, uno degli ospedali più grandi di tutto il Mezzogiorno”.
Un’occasione di ulteriore riscatto per il manager della sanità regionale in un momento particolarmente burrascoso per la gestione della cosa pubblica pugliese dopo l’esplosione del caso Lerario e le indagini su un presunto sistema diffuso di corruzione.