“Lavorare in un carcere è sempre stato un lavoro molto delicato e pericoloso, ma ultimamente è diventato impossibile a causa della grave carenza di poliziotti penitenziari e degli innumerevoli episodi di violenza e prepotenza da parte dei detenuti nei confronti degli agenti che sanno quando entrano nel penitenziario, ma non sanno quando e come ne usciranno al termine del servizio. Ultimo evento critico avvenuto ieri pomeriggio quando un detenuto che aveva tentato di evadere dall’ospedale di Lecce, senza alcun motivo, ha dato prima fuoco al tavolo che aveva nella stanza e dopo aver staccato una gamba l’ha lanciata violentemente in faccia al poliziotto che istintivamente ha alzato il braccio per coprirsi il volto riportando una forte contusione e probabili microfratture che hanno determinato una prognosi di diversi giorni”. Inizia così il comunicato del SAPPE, il sindacato autonomo polizia penitenziaria.
“Non vogliamo immaginare cosa sarebbe accaduto se il poliziotto non fosse riuscito a ripararsi ed avesse ricevuto il bastone sul volto – si legge nella nota -. Purtroppo siamo all’assurdo che se un detenuto prende uno schiaffo oppure un pugno(anche per autodifesa) senza nessuna prognosi scatta il reato di tortura e decine di poliziotti vengono arrestati con prime pagine sui giornali e telegiornali, con il garante dei detenuti e le associazioni che tuonano contro la polizia penitenziaria, mentre se un detenuto semina il panico tra gli altri ristretti, aggredisce e ferisce più poliziotti non accade praticamente nulla tra il silenzio generale. Che la situazione sia diventata insostenibile non lo dice il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, ma il dirigente generale del GOM (gruppo operativo mobile) che è il massimo conoscitore delle problematiche penitenziarie che audito dalle commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia della Camera dei deputati ha disegnato un quadro terribile . In primo luogo il dottor Zaccariello ha evidenziato il crescente numero di aggressioni ai danni degli agenti della Polizia Penitenziaria, soprattutto da parte di detenuti con problemi psichici o particolarmente violenti. Dal 2023 si sono registrati 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza. Nei primi cinque mesi del 2024, le aggressioni sono state 708, mentre gli atti di violenza e resistenza hanno raggiunto quota 3.362. La vigilanza dinamica introdotta oltre un decennio fa da una politica ottusa ed incosciente e molto accondiscendente con i detenuti, ha contribuito a questa escalation, rendendo urgente un nuovo intervento correttivo. Come pure, anche la gestione di detenuti con problemi psichiatrici, dopo la chiusura degli O.P.G., ha influito sensibilmente sul numero degli eventi critici registrati”.
“Puntuale e molto interessante è stato il rapporto inerente le rivolte durante la pandemia e le proposte per la sicurezza – aggiunge il Sappe -. Infatti Zaccariello ha ricordato le rivolte del 2020, che hanno coinvolto 7.517 detenuti in 79 istituti, causando danni stimati in 30 milioni di euro e numerosi feriti tra il personale. Di questi, solo il 27% è stato identificato e deferito, mentre quasi il 70% è rimasto impunito. Anche negli anni successivi, le proteste non pacifiche sono continuate, evidenziando la necessità di misure preventive più efficaci. Il direttore del GOM ha, inoltre, evidenziato un fenomeno crescente, che è quello del contrabbando tramite droni, utilizzati per trasportare telefoni cellulari, droghe e armi nelle carceri. Solo nel 2023, sono stati rinvenuti 3.525 telefoni cellulari mentre nei primi mesi del 2024 1.688 dispositivi. Gli avvistamenti di droni sono aumentati significativamente, rendendo necessario dotare le strutture penitenziarie di sistemi adeguati al rilevamento e all’inibizione degli aeromobili a pilotaggio remoto. In questi numeri troviamo la risposta a tutto quello che una politica seria dovrebbe fare , ma che non ha fatto. Il SAPPE si augura che quanto riferito dal Capo del GOM, non venga chiuso in un cassetto ma venga utilizzato per far fronte all’emergenza delle carceri Italiane che in questo momento sono in mano ai detenuti, poiché negli ultimi anni, si è preferito tutelare più i malviventi con leggi permissive , mentre si è assistito ad un depotenziamento dei tutori dell’ordine prima riducendone gli organici, eppoi con leggi come la tortura che nulla hanno a che vedere con la professionalità e la correttezza delle forze dell’ordine ,a partire proprio dalla polizia penitenziaria. Se ciò non dovesse avvenire, le responsabilità di una situazione al collasso non potranno essere scaricate sulla polizia penitenziaria come ha fatto finora una certa politica che ha governato ininterrottamente per tanti anni, poiché saremo i primi a fare le barricate e non solo nelle carceri”.