“Mio figlio ha sbagliato ed è giusto che paghi, ma mettere in dubbio il suo stato di salute mentale, dopo che per due volte ha tentato il suicidio, non mi sta bene”. A parlare è Raffaella, mamma del 21enne Mario. Il ragazzo è stato arrestato a marzo del 2022 con l’accusa di rapina aggravata. Dopo una detenzione carceraria di due mesi nel carcere di Foggia, il giovane è stato sottoposto a una perizia psichiatrica che ha sancito la inidoneità al regime carcerario, per questo, è stato posto agli arresti domiciliari a casa di un parente nel comune di Lavello, nella provincia di Potenza a pochi chilometri da Cerignola, suo paese di origine. A fine novembre, però, le cose si complicano. Mario, stando a quanto ci racconta la mamma, ha una crisi epilettica nervosa e il parente è costretto a chiamare sia i Carabinieri che il 118 di Lavello. Arrivati alla Guardia Medica, però, è stata trovata chiusa. “Mario continuava ad avere queste crisi nevrotiche e mio nipote, preso dal panico, lo ha caricato in auto e lo ha portato all’ospedale di Cerignola che però non è di competenza territoriale. Informati i Carabinieri di Cerignola, questi hanno chiamati i colleghi di Lavello che hanno confermato la necessità di una visita al pronto soccorso da parte di mio figlio. Purtroppo, però, nel momento in cui i Carabinieri di Lavello hanno segnalato quanto accaduto alla Corte di Appello, è stata aggravata la posizione di mio figlio e dai domiciliari è stato trasferito nel carcere di Melfi. Qui hanno riscontrato i problemi psichiatrici di Mario e hanno chiesto il trasferimento del detenuto. Il carcere di Foggia, conoscendo le patologie di mio figlio, ha rifiutato e quindi è stato trasferito al carcere di San Severo”.
Le complicazioni per Mario non sono finite, anzi, non appena ha varcato la soglia del carcere ha iniziato a stare male. “L’avvocato ha immediatamente fatto istanza, facendo notare lo stato di salute di mio figlio e chiedendo il trasferimento ai domiciliari. La Corte d’Appello ha richiesto una relazione dal carcere di San Severo che, ovviamente, non conoscendo le patologie di mio figlio, ha dato l’idoneità alla detenzione carceraria. Da quel giorno mio figlio ha prima tentato il suicidio ingerendo un detersivo per i piatti e poi la settimana scorsa è stato fermato da un altro detenuto mentre stava preparando lenzuola e un sacchetto di plastica per tentare di nuovo il suicidio. Sono stata avvertita dai genitori di questo detenuto. In tutto questo il dottore del carcere di San Severo, un medico di base che non ha la qualifica di psicologo o psichiatra, lo denigra, dicendogli che è tutta una finta, che sta cercando solo il modo di uscire dal carcere. Inoltre rimarca il fatto che non sta seguendo il piano terapeutico. Il motivo è perché se non viene assunto nella dose precisa provoca attacchi epilettici e per questo mio figlio si rifiuta di assumerli. Grazie al nostro avvocato abbiamo ottenuto una perizia da parte della Corte di Appello che ha nominato il dottor Verrastro che nei prossimi giorni valuterà il caso di Mario. Non contento il medico ha continuato a inveire contro mio figlio dicendogli che conosce il medico e gli dirà che sta solo fingendo. Vengono messo in dubbio le perizie fatte anche dagli altri dottori. Sta di fatto che è la parola di mio figlio contro la sua, ma io voglio solo il suo bene e che non muoia in quella cella”.