Emergono nuovi dettagli sul processo nei confronti dei due ex agenti di Polizia Penitenziaria in servizio tra il 2008 e il 2013 nel carcere di Bari. Il Tribunale ha condannato per il reato di spaccio di droga Giuseppe Altamura di Grumo Appula, chiamato “Cartellino Rosso”, e Francesco De Noia di Bitonto, detto “Franchin la Guardia”, alla pena di 7 anni di reclusione e 90mila euro di multa. Per lo stesso reato è stato condannato a 4 anni e mezzo e 75mila euro di multa anche Vincenzo Zonno, figlio del boss Cosimo: è lui che ha commissionato l’introduzione della droga in carcere. Hashish e marijuana ma non solo, in carcere arrivava davvero di tutto. Anche cornetti, creme di bellezza, profumi, infradito, cozze crude, orologi, inchiostri per i tatuaggi, radioline, cd e fili d’angelo per tagliare le sbarre. A svelarlo sono alcuni pentiti: il tutto avveniva in cambio di regali, favori o compensi di denaro.
Nelle motivazioni della sentenza delle condanne depositata nei giorni scorsi, i due ex agenti penitenziari vengono definiti “battitori liberi, svincolati da logiche di appartenenza e mossi esclusivamente dal fine di svendere il ruolo di pubblico ufficiale al fine di ottenere remunerazioni da parte del migliore offerente”. Si sarebbero messi a disposizione dei detenuti al fine di ottenere un ritorno economico ovvero di guadagnarsi il rispetto dei detenuti appartenenti ai clan da cui potevano ottenere protezione”. L’accusa di corruzione è stata dichiarata prescritta, quella di concorso esterno in associazione mafiosa invece è stata ritenuta insussistente e i due sono stati assolti dall’accusa di “aver fornito un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo a noti pregiudicati detenuti dei clan Parisi, Strisciuglio e Zonno”.