“Dobbiamo costruire alleanze nel Paese con i cittadini, portare le nostre rivendicazioni territorio per territorio, azienda per azienda. Perché la battaglia di lavoratori e lavoratrici è una battaglia di civiltà, di difesa di un modello di salute pubblica”. Serena Sorrentino, segretaria generale della FP Cgil nazionale, ha chiuso i lavori dell’assemblea regionale che Cgil e Fp Puglia hanno organizzato a Foggia, per dare forza alla mobilitazione regionale sulla sanità e in preparazione della manifestazione nazionale che la categoria del pubblico impiego terrà unitariamente ad altre sigle a Roma il 29 ottobre prossimo, con lo slogan Sanità, se non la curi non ti cura. “È in corso un’opera sistematica di demolizione del Sistema sanitario nazionale. Tra devolution, sotto finanziamento, spinta verso privatizzazione, mancanza attenzione verso territorio”. Antonio Mazzarella, segretario Medici e Dirigenti Sanitari della Fp Cgil Puglia, descrive uno scenario “attuale, peccato stia citando un documento della Fp Cgil del 2004. Cosa è stato fatto da allora?”
“Dai sit in dei giorni scorsi, dalle mobilitazioni in corso sui territori, da questa assemblea, vogliamo far partire un ultimatum alla Regione: da tempo rappresentiamo una serie di istanze, alcune datate, ora voglia risposte”, afferma Domenico Ficco, segretario generale della Fp Cgil pugliese. “Abbiamo la nostra piattaforma rivendicativa che parla di stabilizzazioni, di applicazione dei contratti siglati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, di diritto alla salute che parte necessariamente dal lavoro, da garantire personale adeguato e qualificato, in un paese che nel post pandemia ha già derubricato il tema della salute nell’agenda politica. Il sistema sanitario nazionale esce indebolito da anni di tagli, che ha significato meno risorse umane e meno servizi ai cittadini. C’è tanto precariato, c’è una sanità territoriale mai partita, ci sono risorse da investire per disabilità e non autosufficienza, c’è da mettere a frutto le risorse del Pnrr che però finanziano solo le infrastrutture”. Non vorremmo, denuncia Ficco, “che investimenti pubblici vadano poi a favorire i privati, che non demonizziamo ma noi difendiamo con fermezza il diritto costituzionale alla salute pubblica e universale”.
Nel corso dell’assemblea gli interventi dei delegati provenienti da tutto il territorio regionale, ai servizi di assistenza psicologica e psichiatrica completamente sguarniti nel pubblico, che non si risolvono con un bonus a fronte di un crescente disagio e un bisogno di risposte dei cittadini, al bubbone dell’emergenza urgenza, degli operati precari dell’assistenza domiciliare, degli Oss precari in attesa di stabilizzazione. “La pandemia ha fatto esplodere tutte le crepe di un sistema della tutela della salute che deve essere equo e universale – afferma ancora Mazzarella -. C’è la questione dei tempi di attesa che è vergognosa, ma che va affrontata in modo sistemico: vanno reinternalizzati e potenziati i servizi di Cup, che devono sapere in tempo reale le opportunità di intervento su tutto il territorio, ci deve essere la presa in carico dei malati cronici, c’è bisogno di accuratezza prescrittiva, c’è da costruire medicina di prossimità”.
Per Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia, “la sanità pubblica è un punto di riferimento imprescindibile per i cittadini specie in territori dove forte è il disagio sociale e diffuse sono le povertà. Le persone non ne vogliono sapere più di piani di rientro o riorganizzazione, di valutazioni di direttori generali, vogliono risposte e le pretendiamo noi assieme a loro. Non si può parlare di emergenza rispetto alle liste d’attesa, ne parliamo da venti anni. Cosa è stato fatto nel frattempo? Non si può trattare il lavoro, le persone che hanno operato con sacrificio e professionalità durante il Covid, come numeri. Passata la pandemia spediti in strada con un calcio nel didietro, non è degno. Il Covid si è vinto grazie al lavoro. Ora è il tempo delle risposte, noi non ci tiriamo mai indietro dal confronto istituzionale, ma la Regione cominci a sbattere i pugni sui tavoli nazionali, affinché vi sia un ridisegno dei criteri di assegnazione delle risorse del Fondo nazionale. Si battano perché aumenti le risorse invece di tagliarle. Risposte o la mobilitazione non si fermerà”.
“Saremo in piazza il 29 – ha ribadito Serena Sorrentino – ancheper ribadire che noi non ci stiamo al taglio del fondo sanitario, che nei prossimi tre anni sarà finanziato al di sotto dei livelli pre Covid, mentre investiamo le risorse del Pnrr. Per dire che non vanno bene 20 sanità una per ogni regione, perché il diritto alla salute è unico a prescindere da dove si è nati. La Legge 833 di istituzione del Servizio sanitario nazionale verteva su tre capisaldi: la prevenzione, che è totalmente assente; la cura, su cui dobbiamo fare necessariamente meglio; la riabilitazione, che è stata tutta privatizzata. Qui siamo al punto che abbiamo scrupoli anche a utilizzare le libertà sindacali, a organizzare assemblee come questa, perché sappiamo che significa in parte sguarnire servizi”. E un piano assunzioni straordinario è uno dei punti della piattaforma “perché senza personale adeguato, senza togliere tetto ad assunzioni sarà difficile organizzare e garantire servizi non efficienti, ma efficaci, di qualità. Garantire livelli non essenziali ma ottimali di cura, sulla base dei bisogni che emergono da un territorio. Le professionalità vanno rispettate, valorizzate, partendo dal principio che a stesso lavoro deve corrispondere stesso salario e stessi diritti, che sia un ospedale, una Asl, una clinica privata, perché trattamenti e tariffe sono gli stessi. Con l’assurdo che abbiamo poco personale e troppi contratti”. In piazza allora, per difendere sistema universalistico della salute, contro un modello di aziendalizzazione, “sapendo che se le risposte non arriveranno – ha concluso Sorrentino – dovremo intensificare la nostra mobilitazione”.