Un capello color cenere senza radice potrebbe riaprire il caso dell’omicidio di Bruna Bovino, l’estetista italo-brasiliana uccisa il 12 dicembre del 2013 nel suo centro estetico a Mola di Bari. Grazie alle nuove tecniche in adozione oggi può essere infatti prelevato il Dna anche sui capelli senza radice. Ad aprile scorso i giudici della seconda sezione della Corte di Assise d’Appello di Bari, gli stessi che hanno condannato a 26 anni e 6 mesi di reclusione l’ex amante Antonio Colamonico, hanno accolto l’istanza del generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, alla guida dei consulenti della difesa, che ha chiesto di mettere in sicurezza alcuni reperti emersi nel sopralluogo del 23 marzo scorso nel centro estetico per trovare elementi utili che dimostrino l’innocenza di Colamonico. Tra questi c’è anche il capello color cenere che potrebbe appartenere al vero assassino di Bruna Bovino secondo la ricostruzione della difesa. La palla ora passa ai giudici, saranno loro a decidere di effettuare nuovi accertamenti. Al momento si sono riservati sulla richiesta di analizzare i capelli.
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- di: Raffaele Caruso
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