Non ci sono abbastanza medici per coprire i turni del servizio 118 nel Barese, a leggere la comunicazione ufficiale pare ce ne sono 30 in meno. Per questa ragione i cittadini di Giovinazzo, ma non solo loro come diremo, da ieri devono fare a meno dell’automedica. Il discoro, però, non è così lineare come qualcuno vorrebbe far credere. Il vero problema sta nell’inadeguatezza della sede, con il pericolo di crolli e il rischio di incendio, ma soprattutto – e questo riguarda qualunque medico del 118 – trattamento economico nettamente inferiore a molte branchie della medicina. Niente tredicesima, assicurazione professionale, nessun tipo di identità, manco fare il medico del 118 possa essere assimilabile a un qualunque lavoro impiegatizio. A 15 euro netti in busta a ora difficilmente un medico è spinto ad accettare di salire a bordo di un’ambulanza, col rischio di essere aggrediti e finire nel tritacarne della giustizia anche per colpe non attribuibili al proprio operato in senso stretto. Ci sono medici che in un mese accumulano 352 ore di lavoro, con una busta paga netta di 5000 euro al mese. Mediamente, però, un medico lavora 164 ore, questo prevede il contratto. Un giovane medico opta dunque per per i Pronto Soccorso, dove può guadagnare una sessantina di euro all’ora, dovendo tra l’altro occuparsi dei soli codici bianchi e verdi. Tutto ciò per tenere aperti i Pronto Soccorso, che altrimenti chiuderebbero. In soldoni vuol dire che il 118 è destinato alla cosiddetta demedicalizzazione: ambulanze senza medico a bordo. Per carità, succede anche altrove, ma in quei casi c’è una pianificazione diversa della medicina territoriale. Come detto, il medico sull’ambulanza non è indispensabile per la politica e per le tute arancioni, invece, è troppo rischioso a causa di denunce, mazzate, incidenti, malattie infettive, oltre che – come detto – miseramente remunerativo. Fino a quando, seppure motivato e col fuoco dentro, può reggere un medico in queste condizioni? Si è costretti ad accumulare turni su turni, anche di 24 o 36 ore di fila per metter insieme uno stipendio dignitoso. In questa situazione appare evidente che si potrebbe anche compromettere il livello assistenziale. Ecco spiegato il motivo per cui gli avvisi pubblici per le cosiddette zone carenti vanno deserti. Secondo le informazioni che siamo riusciti a reperire, pare che le carenze di medici del 118 siano così distribuite: Bari 26, Brindisi 33, BAT 23, Foggia 37, Lecce 41, Taranto 52. Ma torniamo all’automedica della postazione 118 di Giovinazzo. Non è certo una passeggiata di salute, calcolando che è l’unico mezzo medicalizzato in assoluto tra Bari nord e Bisceglie sulla costa, con raggio d’intervento anche nell’entroterra, fino al quartiere San Paolo di Bari, Bitonto, Ruvo e Corato. Le sirene intanto continuano a cantare e sempre più professionisti emigrano in cerca di stipendi e trattamenti dignitosi. Uno degli ultimi annunci specializzati letti nelle scorse ore diffonde la richiesta di personale medico in alcuni Pronto Soccorso italiani, con una paga per un turno di 12 ore che può toccare anche i 1000 euro al giorno, senza contare il vitto e l’alloggio assicurati. Insomma, non c’è paragone. In attesa di una riorganizzazione attesa ormai da anni, a Giovinazzo il 13, 14, 19, 27 e 28 maggio l’automedica sarà sostituita da un’ambulanza a dirla in breve “ibrida”, ovvero aziendale della Asl (senza neppure il logo del 118), con a bordo l’infermiere dell’automedica e l’autista-soccorritore in prestito dall’associazione Ser Molfetta, aspettando l’assunzione del personale associativo in Sanitaservice. Il mezzo è stato attrezzato come meglio si è potuto, ma alle 20 del 13 maggio il resto dell’equipaggiamento è passato dall’automedica alla nuova seconda ambulanza cosiddetta “India”, ovvero con l’infermiere. Se non altro, a differenza di quanto successo spesso nella passata gestione del 118 Barese, esiste una disposizione scritta, ma a leggere i destinatari pare evidente la scarsa considerazione delle figure coinvolte, ovvero che né i medici smontati né quelli montanti sono stati tenuti in debito conto pensando ai cambi degli equipaggiamenti tra automedica e ambulanza. Non è solo un problema legato alla scarsa considerazione del personale sanitario in servizio, ma il cambio richiede del tempo per il passaggio delle attrezzature dall’automedica all’ambulanza e viceversa (borsoni, kit vari, farmaci, caschetti dpi, stampante, tablet, bombolino per l’ossigeno) e quindi ci sarebbe stato bisogno di un congruo anticipo, anche per prendere dimestichezza del mezzo e dei nuovi possibili luoghi del servizio. “Stiamo cercando di coprire più turni possibili nelle automediche a scapito delle postazioni Mike, tuttavia il quadro generale, mai debitamente attenzionato da Stato e Regione ci induce a prendere atto della scarsa considerazione delle istituzioni nei nostri confronti. Non siamo girondini o filistei ma rivendichiamo prima di tutto la dignità del lavoro che espletiamo con sacrificio nonostante tutto. Il settore emergenza-urgenza territoriale che abbiamo tentato di costruire con competenza ed esperienza sul campo sta subendo i colpi vibrati dalle ultime scellerate dirigenze e dall’indifferenza politica. Come hanno chiuso gli ospedali così stanno distruggendo il 118. Per questo rivendichiamo almeno la possibilità di far conoscere la verità dei fatti alla gente affinché un giorno non si dica che nessuno ne sapeva niente” conclude il medico 118, Francesco Papappicco.
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