L’oncologo Giuseppe Rizzi è stato condannato a nove anni. Il medico è finito nei guai perché avrebbe fatto pagare alcuni medicinali per le cure del cancro che in realtà sono gratuiti. Per io giudice Francesco Rinaldi, alla base della condanna, c’è la mancanza di umana pietà. Nella sentenza, infatti, si parla di “personalità indifferente rispetto alle condizioni di sofferenza delle vittime, che in lui riponevano cieca fiducia”. In totale sono 11 le persone che si sono costituite parte civile nel processo, parenti dei 6 malati di cancro che si erano affidati a Rizzi per le cure. Uno di questi è Ottavio Gaggiotti, il quale ha pagato 127mila euro per le cure, soldi affidati alla compagna di Rizzi, Antonietta Sancipriani, condannata a cinque anni e sei mesi. Costituto parte civile anche l’Istituto oncologico Giovanni Paolo II in cui l’oncologo esercitava e dove veniva pagato mille euro in più al mese per l’esclusiva, ma invece effettuata prestazione straordinarie, fuori dall’orario di lavoro e dall’ospedale, sempre a pagamento. La condanna, oltre che per truffa per 5 pazienti, riguarda anche l’abuso di ufficio, di concussione nei confronti del paziente Gaggiotti. Rizzi, ricordiamo, si faceva pagare l’iniezione del farmaco dai 200 ai 400 euro, in realtà era fornito gratuitamente dal Servizio sanitario.
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- di: Raffaele Caruso
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