I giudici del Riesame di Bari hanno rigettato la richiesta di applicazione della misura della custodia in carcere nei confronti di Francesco Lezzi. Il pugile professionista barese era stato raggiunto, come altre 72 persone, da un’ordinanza di custodia cautelare con le pesanti accuse di estorsione e usura, aggravati dal metodo mafioso. A far scattare l’indagine, risalente al periodo compreso tra aprile e novembre 2013, fu un tabaccaio, titolare della licenza 266, a sua volta arrestato per usura e poi pentitosi.
Nella fattispecie l’uomo aveva accusato Lezzi di averlo minacciato psicologicamente, anche attraverso pedinamenti oltre che di averlo malmenato. “Non conosco chi mi ha denunciato e neppure conosco le persone con le quali dice io abbia operato”, le parole di un Lezzi amareggiato due mesi fa ai nostri microfoni. Lo avevamo intervistato per raccogliere la sua versione dei fatti. Le misure erano state rigettate dal Gip, contro cui la Procura ha fatto appello, ora il Tribunale di Bari ha messo la parola fine alla vicenda.
“Nelle carte, cosa che sin dal principio tramite la vostra testata avevo sottolineato, viene riportato che nel quadro indiziario sottoposto al vaglio del Giudice ,dell’appello cautelare, non si rinvengono riscontri esterni che consentono di individualizzare, i singoli fatti-reato contestati riconducendoli specificamente all’indagato Francesco Lezzi”, precisa l’avvocato Nino Laforgia. “Francesco combatte il 20 aprile in Toscana e pur con una spada di Damocle pendente quale questo appello rigettato, non ha mai smesso di allenarsi certo che verità circa la sua estraneità sarebbe saltata fuori” aggiunge il legale.