La Regione Puglia ha chiesto al Tribunale di Milano la chiusura dell’area a caldo di Ilva presentando un atto di intervento “ad adiuvandum” rispetto alle ragioni dell’azione inibitoria collettiva promossa da 11 cittadini aderenti all’associazione Genitori Tarantini, tra cui un bambino, contro l’ex Ilva, a tutela della salute, della salubrità ambientale e del clima. L’iniziativa fa seguito all’ordinanza del 16 settembre scorso con la quale la quindicesima sezione civile del tribunale di Milano ha deciso di sospendere il procedimento e di rimettere gli atti alla Corte di Giustizia europea, chiedendo di esprimersi sulle diverse norme cosiddette “salva-Ilva”. Le più rilevanti riguardano quelle relative alla valutazione del danno sanitario.
“Con il presente atto – è scritto nel provvedimento depositato nelle scorse settimane – la Regione Puglia interviene in giudizio e aderisce all’azione proposta dai ricorrenti, sostanzialmente volta ad ottenere l’inibitoria, variamente graduata, dell’attività produttiva svolta nel siderurgico ex Ilva di Taranto, in funzione della tutela dell’ambiente, dell’ambiente salubre e della salute delle comunità locali, oltre che dei singoli ricorrenti. È chiaro – viene evidenziato nell’intervento dell’ente locale – che l’interesse della Regione Puglia a sostenere in giudizio (nelle forme dell’intervento adesivo dipendente ex art.105 c.p.c.) le ragioni dei ricorrenti è determinato dalla necessità di evitare qualsiasi pregiudizio ambientale e alla salute umana, cagionato dalla prosecuzione dell’attività dello stabilimento”. La Regione Puglia chiede dunque che il Tribunale di Milano informi la cancelleria della Corte di Giustizia europea in modo da poter “intervenire tempestivamente nel procedimento pregiudiziale”.