Il gup del tribunale di Taranto Pompeo Carriere ha assolto 9 tra dirigenti ed ex dirigenti dello stabilimento siderurgico Acciaierie d’Italia (ex Ilva) di Taranto accusati di omicidio colposo in relazione alla morte di Lorenzo Zaratta, detto Lollo, un bambino di 5 anni, avvenuta il 30 luglio del 2014 a causa di un tumore al cervello che gli era stato diagnosticato a soli 3 mesi dalla nascita.
Il bimbo era diventato il simbolo della lotta all’inquinamento dal 17 agosto del 2012 quando il padre Mauro (presente oggi in aula) salì sul palco durante una manifestazione contro l’inquinamento nel capoluogo ionico, mostrò la gigantografia del figlio intubato e raccontò il dramma che stava vivendo.
Assoluzione ‘perchè il fatto non sussiste’, per il responsabile dell’Area Agglomerato, Angelo Cavallo, unico imputato ad aver scelto di essere giudicato con rito abbreviato e per il quale l’accusa aveva chiesto una condanna a 2 anni e 4 mesi. Contestualmente il gup ha disposto il non luogo a procedere per gli altri otto imputati per i quali era stato chiesto il rinvio a giudizio.
“Siamo vicini alla famiglia del piccolo Lorenzo per la loro tragedia – hanno detto dopo la sentenza Francesco Centonze e Lodovica Beduschi difensori di Cavallo -. Dal punto di vista del processo penale il dato fondamentale è che il primo caso portato avanti dalla procura di Taranto per le morti dell’Ilva si è concluso con una piena assoluzione. Ci auguriamo che sia anche l’ultimo”.
Gli altri otto imputati prosciolti sono l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, gli ex responsabili dell’Area Parchi Minerali Giancarlo Quaranta e Marco Andelmi, il capo dell’Area Cokerie Ivan Di Maggio, il responsabile dell’Area Altiforni Salvatore De Felice, i responsabili delle due Acciaierie Salvatore D’alò e Giovanni Valentino, e l’ex responsabile dell’area Gestione Rottami Ferrosi Giuseppe Perrelli. I familiari de piccolo Lorenzo Zaratta si erano costituiti parte civile tramite l’avv. Leonardo La Porta, chiedendo un risarcimento di 25 milioni di euro. Il legale ha fatto sapere che dopo il deposito delle motivazioni della sentenza si valuterà il ricorso in appello. L’accusa sosteneva che gli imputati avevano consentito “la dispersione di polveri e sostanze nocive provenienti dalle lavorazioni delle Aree: Parchi Minerali, Cokerie, Agglomerato, Acciaierie e Gestione Rottami Ferrosi dello stabilimento siderurgico”. Così, “omettendo l’adozione delle misure di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro e malattie professionali” avrebbero provocato “una grave malattia neurologica al piccolo Lorenzo Zaratta che assumeva le sostanze velenose durante il periodo in cui era allo stato fetale”, sviluppando una “malattia neoplastica che lo conduceva a morte”.
“Scusami amore… non sono stato in grado di proteggerti e darti giustizia”. Inizia così l’amaro sfogo pubblicato su Facebook da Mauro Zaratta, papà di Lorenzo. “Che dire, ringrazio – aggiunge Zaratta – Leonardo La Porta (l’avvocato di parte civile, ndr) per essermi stato al fianco per tutti questi anni, Annamaria Moschetti (pediatra, ndr), Antonietta Gatti (la consulente che accertò la presenza di ferro, acciaio, zinco, silicio e alluminio nel cervello del bambino, ndr) e tutti i medici che hanno prodotto relazioni e studi, tutti quelli che mi/ci hanno sostenuto, i PM che hanno fatto il possibile, ma per il giudice, gli imputati non hanno commesso il fatto… e così è”.