Il giudice del tribunale civile di Taranto, Raffaele Viglione, ha condannato Fabio Arturo Riva, uno degli ex proprietari dell’Ilva, a giudizio in qualità di erede del padre Emilio contro cui fu avviata la causa prima della sua scomparsa nel 2014, e l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, a risarcire il Comune di Taranto e le sue partecipate Amiu (rifiuti) e Amat (trasporti pubblici) con la somma di oltre 12 milioni di euro, di cui 8 milioni solo per danno d’immagine.
La sentenza riconosce che nel ventennio 1995-2015 l’emissione e la dispersione di polveri da parte dello stabilimento siderurgico ha causato danni agli edifici di proprietà comunale, al cimitero San Brunone e ai bus dell’Amat e ai mezzi dell’Amiu.
“I racconti, i numeri, le scene di questo disastro ambientale hanno gettato nell’oblio dell’immaginario collettivo ogni legame identitario della città al mare e al proprio passato: la storia gloriosa e millenaria di Taranto, che l’aveva vista ‘capitale della Magna Grecia’ tra le più antiche, floride e potenti colonie fondate nell’Italia meridionale e nella Sicilia orientale, è stata soppiantata dalla sua storia recente, una cronaca nera fatta di immagini terrorizzanti e record percentuali indesiderati”, si legge nella sentenza.