Non ho mai pensato di essere un Adone e nello stesso tempo non sono mai stato un narciso, ma ho capito che quando qualcuno ti offende per l’aspetto fisico, nella maggior parte dei casi è nervoso, qualche volta con le spalle al muro. “Sei più brutto tu sinceramente” prima del sonoro “vaf*****lo, vai”. Davanti a una risposta del genere c’è poco da replicare. La dice lunga sulla tensione e sull’atteggiamento di chi in quel momento presidiava il comitato elettorale di Massimo Cassano, candidato alle prossima elezioni politiche.
Non so esattamente cosa sia successo ieri pomeriggio all’esterno del locale, in via Andrea Da Bari, ma credo di essermi inizialmente limitato a fare il mio lavoro, che piaccia o no: il giornalista “rompipalle”. Sì, io “rompo già da tanto tempo le palle”, ha detto perentoriamente una donna dall’interno del locale. Ho provato a chiedere se il senatore, già fuggito alle nostre domande qualche mese fa prima di un evento organizzato a Valenzano, avesse voglia di confrontarsi con tutti i pugliesi che si sono sentiti traditi dalla sua gestione dell’Arpa. Una gestione contestata persino dalla maggioranza di governo regionale che lo ha accettato alla guida dell’ente.
Avrei voluto sapere delle assunzioni all’Arpal, di cui Massimo Cassano è direttore in aspettativa elettorale; dei figli di politici e politici stessi transitati nelle fila del partito di Cassano casualmente poco prima, durante e dopo la meritata assunzione. Avrei voluto chiedere delle sorti delle ex guardie giurate della Vi.Ge. l’azienda di vigilanza fallita, diretta prima da Massimo Cassano, poi da sua moglie, ora da un curatore fallimentare ancora alle prese con l’esercizio provvisorio e poche certezze sul futuro di quei sudatissimi stipendi.
Non era assolutamente mia intenzione andare a scomodare il tranquillo pomeriggio di campagna elettorale, ma passando davanti mi sono accorto della protesta degli ex lavoratori Vi.Ge. Rivendicano due stipendi arretrati e il trattamento di fine rapporto, ma soprattutto sperano di avere risposte sui tempi. Di questi tempi arrivare a fine mese è durissima e se i tasselli del puzzle non corrispondono alla perfezione c’è il rischio di mandare intere famiglia per aria. Avremmo voluto avere certezza sulla fortuita circostanza che ha portato l’apertura del comitato elettorale due portoni prima dello studio del curatore fallimentare. Insomma – lo ribadiamo -, avremmo voluto fare semplicemente il nostro mestiere.
In realtà è andata in maniera totalmente diversa rispetto a quanto ci saremmo aspettati. La signora che ci ha mandato a fan**lo, ha chiamato i Carabinieri, giunti sul posto per identificare tutti, fuori e dentro il comitato elettorale. Tutto ciò prima dell’arrivo della Digos per quella protesta non autorizzata. Un pezzo di stoffa bianca con un diritto da rivendicare, nessuna caciara, nemmeno un urlo, un fischietto o qualsiasi altro comportamento che potesse creare disagio a chiunque. Restiamo a disposizione di chiunque si senta tirato in ballo, direttamente o indirettamente. In fin dei conti quei lavoratori e tutti i pugliesi scontenti, vorrebbero solo risposte, a maggior ragione in questo momento di campagna elettorale. Un periodo storico ricorrente durante il quale gli slogan e gli annunci dei politici cozzano bruscamente con i loro comportamenti reali.
L’unica consolazione, se così si può dire, in questo folle pomeriggio è stato il comportamento educato e intellettualmente onesto di uno dei fratelli del senatore. “Avete ragione – ha detto a chi cercava di avere una indicazione qualunque sulle proprie sorti -, stare senza stipendio non è facile”.