La polemica sul “vaccino sì – vaccino no” ha raggiunto un livello particolarmente preoccupante, una divisione pericolosa anche all’interno dello stesso nucleo familiare. I social network raccontano di migliaia e migliaia di post quotidiani in cui si legge per esempio “Vorrei vedere i novax intubati, soffrire la pene dell’inferno a causa della propria superficialità”, oppure “I favorevoli al vaccino dovrebbero morire a causa degli effetti collaterali di quella schifezza che si fanno iniettare”.
Il vero problema è che probabilmente abbiamo perso la lucidità necessaria per valutare le cose diversamente dalla lotta a tutti i costi. A prevalere, in un caso o nell’altro, dovrebbe essere il buonsenso e la necessità di non arrecare danno agli altri in seguito delle proprie scelte. Basterebbe questo per avere più comprensione e rispetto reciproco, ferme restando le convinzioni personali. Noi, per esempio, siamo pro vax. Io stesso sono vaccinato con la terza dose e subito dopo ho contratto il virus. Le conseguenze sono state quelle di una brutta influenza, ma ritengo grazie alla vaccinazione.
Al netto del caso specifico, però, ci sono comportamenti che vanno stigmatizzati. Tra le storie potenzialmente pericolose c’è quella di un preside del Barese. Il dirigente, risultato positivo al tampone molecolare della Asl dopo una decina di giorni dall’accertamento della positività, è corso in farmacia per sottoporsi all’esito di quello antigenico. Risultato? Manco a dirlo negativo. In questo modo il capo d’istituto è riuscito a presenziare all’open day della sua scuola.
Il contagio è fuori controllo, lo abbiamo denunciato più volte, così com’è fuori controllo il tracciamento. Una situazione che ha portato le autorità competenti ad allargare la maglia. Quando ci si affida al buonsenso e al rispetto reciproco non sempre si raggiungono gli effetti sperati. Il risultato è una quantità spropositata di persone positive per strada, al lavoro o da qualsiasi altra parte. Se poi anche chi dovrebbe dare il buon esempio forza la mano vuol dire che non c’è soluzione e forse la scelta giusta è quella che sta per adottare l’Inghilterra. Chi lo sa, del resto uno dei problemi di questa pandemia è quello comunicativo, in cui ogni giorno si sente tutto e il contrario di tutto, creando una confusione senza precedenti.