Centinaia di persone hanno partecipato ieri alla fiaccolata voluta dall’amministrazione comunale di San Severo, dopo l’omicidio di Celeste Palmieri, la 56enne uccisa a colpi di pistola dal marito Mario Furio, 59 anni, suicidatosi subito dopo con la stessa arma. I partecipanti hanno stretto fiaccole tra le mani dopo essersi dati appuntamento davanti al parcheggio del supermercato in via Salvemini, dove la mattina del 18 ottobre la donna è stata ferita a morte. Da lì si è snodato un lungo corteo che ha attraversato alcune zone della città fino a giungere in piazza Municipio. Lunedì c’è stato l’ultimo saluto alla donna con i funerali celebrati presso la parrocchia dell’Immacolata.
In prima linea, anche ieri sera, oltre ai familiari di Celeste, la sindaca Lydia Colangelo. “Vogliamo – ha detto la prima cittadina – che sia un abbraccio collettivo. Un abbraccio che non si limiti al 22 ottobre ma che continui tutti i giorni a livello psicologico, e anche economico. Un abbraccio che continui a lungo”.
“Lo faccio per i miei figli. Ai miei i figli insegnerò a non accettare nemmeno uno schiaffo – ha detto la figlia Giusy -. Perché da uno schiaffo si passa ad un pugno e poi si perdona. Il perdono va bene, ma l’accettazione di queste cose no”. Intanto la panchina rossa presente davanti piazza Municipio è stata addobbata con nastri e con una corona di fiori su cui è poggiato un paio di scarpe rosse come simbolo della lotta alla piaga della violenza contro le donne.