Tensione nel Consiglio Comunale di Bari dopo l’arresto di Francesca Ferri, capogruppo di Puglia Popolare, in carcere con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso. Una notizia che ha portato un clima di paura da parte di alcuni consiglieri che solitamente non hanno alcuna reticenza a fare pubbliche dichiarazioni. Il non esporsi su quanto accaduto è legato all’ipotesi di associazione mafiosa sui voti di scambio, che non fa altro che gettare fango sulla politica. Francesca Ferri è entrata a far parte del consiglio comunale di Bari nel 2019, sostenendo la candidatura di Pasquale Di Rella (che non è in alcun modo implicato nella faccenda). Ed è proprio su Di Rella che si focalizza l’intercettazione tra la Ferri e il compagno Filippo Dentamaro, anche lui in carcere. “Gli ho scritto che lui deve andare in regione e che gli porterei 1000 voti da Valenzano”, dice Dentamaro puntando poi l’attenzione su Valenzano con l’obiettivo di avere il comando dell’Amministrazione Comunale. “Dobbiamo comandare a Valenzano – continua Dentamaro – altro che Alessandro Cataldo”, “la nostra strategia è simile alla loro”, commenta la Ferri. Il riferimento di Dentamaro e Ferri è nei confronti del marito di Anita Maurodinoia, ex consigliera comunale ora assessora ai Trasporti alla Regione Puglia. Parlano di una strategia comune, probabilmente legata alla ricerca dei voti per le elezioni, per cui anche Cataldo era stato indagato con l’accusa di essere il promotore dell’associazione a delinquere finalizzata alla compravendita dei voti in un’altra inchiesta del 2021. Nella intercettazione la Ferri sottolinea stupita come nel consiglio comunale di Bari ci sarebbero state “tre donne con inchieste”. Prima che potesse fare il nome della seconda oltre lei, il compagno la precede nominando Mary Lorusso, consigliera comunale, ma poi aggiunge che sulla donna, al contrario del marito Giacomo Olivieri non ci fossero inchieste. Una questione che ha creato non poca tensione tra le file dell’aula Dalfino. Il capogruppo del Partito Democratico, Marco Bronzini, ci teine a sottolineare come in questi casi si debba aspettare che la magistratura faccia il suo corso e che “…La democrazia abbia i suoi anticorpi. Anche perché il fatto che ci sia un’indagine in corso dà garanzie sia a coloro che sono in questo momento considerati responsabili di reato e sia, attraverso la magistratura, alla società”. Dello stesso avviso anche Michele Picaro, capogruppo di Fratelli d’Italia. “Riponiamo massima fiducia nella Magistratura, la nostra attività politica è assolutamente contraria a quest’ipotesi di malaffare e di consenso che ripudiamo e da cui stiamo alla larga”.