Dal 13 febbraio 2019 non si hanno notizie di Pietro Conversano, appuntato della Guardia di finanza che viveva a Fasano ed era in servizio a Monopoli. Attorno alle 4 del mattino di quel giorno, dopo aver parcheggiato la sua auto nei pressi della caserma, fece perdere le sue tracce. Le telecamere lo ripresero alla stazione di Monopoli e poi a quella di Bari, con sé aveva la pistola d’ordinanza ed il tesserino. La famiglia non ha mai creduto all’allontanamento volontario. Dal giorno della sua scomparsa è successo di tutto. Nei suoi confronti è stato aperto un processo con l’accusa di diserzione, reato che consiste nell’abbandono del corpo in cui si presta servizio o nel non presentarsi alla chiamata alle armi senza giustificare il motivo.
Il Tribunale militare di Napoli ha però rotto gli indugi e stabilito che Pietro Conversano non è un disertore. Il Gup, secondo quanto stabilito dalla recentissima riforma Cartabia e mancando la prova che l’imputato sia a conoscenza dell’esistenza di un procedimento penale a suo carico, ha rinviato l’udienza al 20 dicembre al fine di emettere una sentenza di non doversi procedere per impossibilità ad instaurare correttamente il contraddittorio. Insomma l’imputato non è stato mai messo a conoscenza del fatto che a suo carico esista un’imputazione per diserzione, non avendo lo stesso mai ricevuto alcuna notifica in tal senso. La richiesta di rinvio a giudizio per il reato di diserzione aggravata presentata dalla Procura militare di Napoli non sarà più esaminata dal Tribunale militare, a patto che Conversano venga rintracciato vivo e che si possa dunque presentare la notifica. I suoi familiari, presenti in aula, hanno espresso grande soddisfazione per aver chiuso almeno la vicenda penale.