“Volevo attirare l’attenzione della Dda su di me e dissi ad un agente della Polizia penitenziaria, in via riservata, di voler collaborare con i magistrati. La mia vera intenzione era quella di tagliare la gola al pubblico ministero che si sarebbe presentato”. Il piano shock del 42enne Pancrazio Carrino, uno dei 22 indagati coinvolti nel blitz antimafia “The Wolf” con cui nel luglio 2023 è stato decapitato il clan Lamendola-Cantanna, non è andato fortunatamente come era stato ideato. Il bersaglio era la giudice Carmen Ruggiero che ha condotto quelle indagini assieme alla collega Francesca Mariano. Entrambe sono finite sotto scorta. Solo qualche giorno fa una testa di capretto con una lunga lama infilzata è stata lasciata sotto casa della giudice Mariano.
Carmen Ruggiero, sostituta procuratrice della Dda di Lecce, è da sempre in prima linea a combattere la criminalità nei territori di Lecce, Brindisi e Taranto. Carrino aveva deciso di avviare una collaborazione con gli inquirenti con l’obiettivo però principale di incontrarla e “tagliarle la gola”. Tredici giorni dopo il blitz, Carrino tiene un primo incontro con i magistrati e si ritrova davanti la pm Ruggiero. Le sue intenzioni sembrano serie, così come le sue prime dichiarazioni. Gli inquirenti decidono così di fissare un nuovo appuntamento per il 23 ottobre ma non più nel carcere di Lecce, bensì nel penitenziario di Terni dove è stato trasferito per motivi di sicurezza. Qui si ritrova il pm umbro Raffaele Pesiri e non più la Ruggiero. Carrino si presenta all’incontro con un pezzo di ceramica preso dal bordo interno del water della cella di isolamento in cui si trovava e lo avvolge in una busta nera della spazzatura. Nella stanza il primo ad entrare però è Alberto Bruno, all’epoca Tenente di San Vito dei Normanni e attualmente a capo del Nucleo investigativo della Compagnia di Matera. Prontamente riesce subito a togliere il pezzo di ceramica dalla mano del detenuto.
“Se fossi stato lucido quel giorno come lo sono adesso, Carmen Ruggero sarebbe già storia. Il mio intento era, dopo aver minacciato la giudice Francesca Mariano, di colpire il prossimo pm. Il coltello con su scritto il nome Ruggero, io ce l’ho nella mia cella, non l’ho sceso per non essere tentato e dopo lo consegnerò agli agenti di polizia penitenziaria”, si legge nelle carte.