Si chiama Maria Francesca, ha 12 anni e la sindrome di Down. Ama la danza, frequentava fino a poco tempo fa una scuola per ballerine, prima di essere esclusa dal saggio di fine anno. La sua storia sta facendo il giro dell’Italia. “Ci hanno detto che era impacciata nei movimenti, non riusciva a seguire, ad andare a tempo e che avrebbe delle difficoltà motorie e relazionali – le parole della mamma in un’intervista rilasciata a FoggiaToday -. Abbiamo scoperto la sua esclusione nel corso di una conversazione con altri genitori. Abbiamo deciso di ritirare la figlia dalla scuola e nostro malgrado, abbiamo inflitto un altro dolore alla nostra bambina”.
La famiglia di Maria Francesca, originaria di Foggia, ha scritto alla ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, per denunciare il caso. “Le cose non sono andare come ci aspettavamo. Nei primi anni, a causa della pandemia e della sua salute cagionevole, Maria Francesca è stata costretta a seguire le lezioni a singhiozzo – racconta la mamma -. L’anno scorso finalmente contavamo in una piena ripresa, ma al suo rientro abbiamo avuto la prima spiacevole sorpresa. E’ stata tolta dal gruppo delle sue amiche e inserita in quello delle ballerine molto più piccole di lei. La sua integrazione è stata difficile. Lei non l’ha presa bene. Abbiamo ingoiato il rospo e lasciato che continuasse a frequentare i corsi, sperando che la situazione si stabilizzasse. Mia figlia ora mi chiede se andremo a danza, lei sa e ha capito che ci sarà un saggio. Era affezionata comunque a quel posto. Io sono costretta a dirle che è chiusa. Su di lei potevano lavorare meglio, proprio perché ha questa grandissima passione e tiene tanto alla danza. Peraltro stiamo parlando di un saggio per bambine di terza elementare. A Foggia non c’è una vera inclusione, non ci sono competenze, avere in famiglia una persona con disabilità vuol dire trovare spesso la porta chiusa. È molto faticoso, non per mia figlia ma per l’inclusione e accettazione della disabilità di una società, quella della nostra realtà che non è pronta”. “C’è tanta strada da fare – conclude la donna – Voglio che queste cose non succedano più”.