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Foggia, detenuto 45enne si toglie la vita in carcere. Sappe: “Era da pochi giorni in una stanza sovraffollata”

19 Marzo 2025
– Autore: Raffaele Caruso
19 Marzo 2025
– Autore: Raffaele Caruso

“L’avevano portato in carcere domenica scorsa P. V., di circa 45 anni di Vieste per maltrattamenti in famiglia. Era stato sistemato, con difficoltà, in un camerone del reparto infermeria insieme ad altri 7 detenuti mentre la stanza poteva contenere non più di 4 posti. A detta dei poliziotti con cui lo stesso ha parlato, sembrava una persona tranquilla e non certo un delinquente e forse proprio per questo nel pomeriggio di oggi verso le ore 17, è andato nel bagno e si è impiccato alle sbarre della finestra”.

Inizia così il comunicato stampa del SAPPE, il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria. “Il SAPPE, che proprio questa mattina aveva polemizzato con il DAP per il sovraffollamento del carcere di Foggia, non può non escludere che proprio il fatto di essere stato sistemato in una stanza sovraffollata, così come sono tutte le altre nel penitenziario del capoluogo Dauno, possa aver influito negativamente sulla decisione di compiere l’insano gesto”, si legge ancora.

“Peraltro proprio nei giorni scorsi sempre il SAPPE aveva denunciato che tanti eventi drammatici che avvengono nel carcere di Foggia e negli altri penitenziari pugliesi, compresi i suicidi, potrebbero essere determinati anche dal grave sovraffollamento – aggiunge il sindacato -. A questo punto chiediamo a tutti quelli (politici, magistrati , garanti ecc.ecc.)che credono che le carceri debbano essere un luogo di punizione ma nello stesso tempo di redenzione, di attivarsi acchè si ripristini la legalità e rispetto della dignità delle persone”.

“Quando muore una persona è sempre un sconfitta per lo Stato, e ci auguriamo che questa volta, invece di tentare di scaricare la colpa su chi cerca di vegliare sui detenuti in maniera corretta e nel rispetto delle regole, si cerchino gli eventuali responsabili tra quelli che dovrebbero garantire condizioni di dignità a chi viene privato della propria libertà”, conclude il Sappe.