“Pensavamo di essere in una nazione democratica in cui i diritti ma soprattutto la salute dei lavoratori fosse la maggiore preoccupazione da parte di chi regge le sorti del nostro paese, invece ci accorgiamo che non è così, anzi si cerca in tutti i modi di non parlare di notizie scomode come la prima sentenza a livello nazionale ed europeo che condanna lo Stato Italiano per la morte di un poliziotto di 44 anni, che non aveva mai fumato ma che era stato costretto per 22 anni ad inalare (fino alla morte per tumore ai polmoni) per 8/10/12 ore al giorno il fumo passivo delle sigarette che i detenuti (adulti e minori) fumano liberamente”. Il sindacato autonomo polizia penitenziaria, porta alla luce la condanna da parte della magistratura nei confronti dello Stato per la morte di un agente penitenziario presso il carcere di Lecce, deceduto a 44 anni per tumore ai polmoni, provocato dal fumo passivo che si respira nelle carceri.
“Una notizia che doveva aprire i telegiornali nazionali poiché sono in gioco la salute e la vita di decine di migliaia di persone, ma che è stata censurata poiché gli omicidi di cui lo Stato si rende colpevole non devono arrivare ai cittadini (è più importante la salute di orsi, cervi, cani e gatti)” continua il Sappe.
“Abbiamo scritto alle più alte cariche dello Stato per chiedere interventi ed aiuto, nessuna risposta. Proprio per questo nei prossimi giorni il Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria, insieme a tantissimi poliziotti, dalle più importanti piazze del potere a Roma griderà forte la nostra rabbia nei confronti di chi ci obbliga, giornalmente, ad entrare nelle camere a gas delle carceri, e ci costringe ad ammalarci ed in molti casi morire da soli, come è capitato allo sfortunato collega di Lecce. Dopo la sentenza, ci aspettavamo interventi a tutela della salute dei poliziotti penitenziari e detenuti, invece hanno fatto appello per perdere tempo e non fare nulla. Vergogna”.