Chi andava alla villa al mare, chi al bar, chi a fare la spesa e chi si faceva timbrare il cartellino senza essere mai passato davanti alla macchinetta. Nell’inchiesta sui furbetti del cartellino nell’ospedale San Giacomo di Monopoli in 30, tra dirigenti, medici, infermieri, operatori sanitari e amministrativi, sono stati rinviati a giudizio e il processo è previsto il 30 dicembre.
Tra i presunti furbetti ci sono 7 primari: Angelamaria Todisco (immunotrasfusionale), Gianluigi Di Giulio (radiodiagnostica), Rinaldo Dibello (gastroenterologia), Egidio Dalena (otorinolaringoiatria), Vincenzo Lopriore (cardiologia), Sabatino Santamato (ginecologia), Filippo Serafino (pronto soccorso). Secondo la difesa, proprio per il loro ruolo, non erano tenuti a timbrare il cartellino.
Tra i dirigenti medici a giudizio ci sono: Girolamo Moretti (di radiodiagnostica), Leonardo Renna (ginecologia); i medici Anna Consiglia Scardigno (in servizio chirurgia), Angela Pantaleo (medicina), Cosimo Marasciulo (ginecologia), Marilena Matarrese (immunotrafusionale), Francesco Paolo Di Taranto (otorinolaringoiatria), Giuseppe Cappelli (medico del lavoro), Domenico Antonio Limitone (Urologia). Il dirigente medico dell’ospedale San Paolo di Bari, Marco Sperti, timbrava il cartellino per la moglie infermiera, Margherita Mezzapesa. Nei guai anche i tirocinanti Giovanni Rubino e Sergio Sant’Andrea, gli infermieri Concetta De Rinaldis, Pasquale Lacasella, Carmela De Laurentis e Giuseppa Meuli; gli amministrativi Giancarlo Sardano e Anna Pellegrini; gli autisti delle ambulanze Francesco Fratella, Gianfranco Brescia e Sante Palmisano.
Condannati invece Erasmo Lobefaro e Antonio Bosio. Entrambi hanno scelto il rito abbreviato e sono stati condannati a 1 anno e 8 mesi. Le tirocinanti Ivana Caramia, Rosa Mastronardi e Francesca Todisco sono state assolte per non aver commesso il fatto. Per Fulvia D’Onghia (ortopedia) e Francesco Fino (cardiologia), le infermiere Rosa Bianco, Michelina Fumarula, Rosalba Labbate, le amministrative Matilde Uva e Michelina Corbacio, l’operatore di Sanitaservice Giovanni Cavaliere, Stefano Cortese e Paolo Vergine è stato disposto il non luogo a procedere.
All’epoca dei fatti la gip Antonella Cafagna aveva disposto 33 misure cautelari, di cui 13 arresti e 20 obblighi di dimora. La azienda sanitaria aveva avviato procedimenti disciplinari.