Vito Lorusso, l’ex primario dell’Oncologico di Bari accusato di essersi appropriato di farmaci e dpi del reparto dove prestava servizio, ritenta la strada del patteggiamento.
Già nei mesi scorsi la difesa aveva presentato la richiesta, rigettata dal gup nell’udienza preliminare in quanto ritenuta non congrua. I legali hanno reiterato la proposta ottenendo questa volta l’ok della Procura, con modifica del capo d’imputazione da peculato in ricettazione.
Il giudice si è riservato, stralciando la posizione dell’ex primario, e deciderà alla prossima udienza del 25 settembre. Lorusso si trova in carcere dopo aver patteggiato una pena di 5 anni per aver chiesto soldi ai pazienti con l’obiettivo di saltare le liste d’attese.
Resta coinvolto anche nell’inchiesta codice Interno: per favorire l’elezione della figlia avrebbe stretto un accordo con Massimo Parisi, fratello del boss ‘Savinuccio’: in cambio dei voti alla figlia avrebbe curato un nipote del capoclan, poi deceduto.
In totale sono 12 gli imputati, tra cui medici, infermieri e operatori sanitari, accusati di peculato e autoriciclaggio per essersi impossessati di dpi e farmaci di proprietà dell’Oncologico di Bari.
Emanuele Fino è stato condannato (pena sospesa) a un anno e 4 mesi per peculato, mentre l’infermiere Vito Novielli, che aveva scelto il rito abbreviato, è invece assolto “perché il fatto non sussiste” dalla stessa accusa. In 7 (Onofrio Costanzo, Maria Longo, Maria Elizabeth Pompilio, Michele Antonacci, Carlo Romito, Basilio Damiani e Vincenzo Senese) hanno patteggiato a pene da un anno e 4 mesi a 2 anni, dopo aver risarcito l’Oncologico che nel processo appare come parte offesa. I sette sono stati anche interdetti dai pubblici uffici e dichiarati incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione per 5 anni.
Oltre a Vito Lorusso, sono state rinviate a giudizio anche le infermiere Lidia Scarabaggio e Donata Acquaviva. Per loro il processo inizierà il prossimo 5 ottobre.