“Ci sono state polemiche esagerate sulle nostre iniziative che a tratti hanno assunto una dimensione recitativa. Non si capiva se fosse un film o una commedia all’italiana con lacrime e pianti, con la fascia tricolore da mettere e togliere, con offese”.
Lo ha detto a Bari il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nel corso della conferenza stampa convocata in seguito alle polemiche suscitate dalla nomina di una commissione di accesso per valutare l’esistenza di condizionamenti mafiosi all’interno del Comune di Bari, disposta dal Viminale dopo un incontro con parlamentari pugliesi del centrodestra. Il riferimento è in particolare alla conferenza stampa del sindaco Antonio Decaro, organizzata due giorni fa. “Siamo stati paragonati a Gomorra – ha aggiunto – è una cosa più ridicola che minacciosa. Stiamo affrontando la situazione sulla base di un principio di garantismo che non rende alcuni immuni da verifiche amministrative e da accertamenti giudiziari”. “Ho visto la recita con la fascia tricolore e gli impiegati che battevano le mani – ha ricordato Gasparri -. Le lacrime non so se fossero sincere. Ho visto le offese a noi e ai parlamentari baresi, io stesso sono stato menzionato in relazione ad alcune fiction, quando interprete della fiction sembrava il protagonista di questa sceneggiata”. “Ho visto – ha proseguito Gasparri – che ieri ci sono state manifestazioni di assoluzione che hanno emesso già editti, domani ci saranno processioni e cortei come fosse una Pasqua anticipata di resurrezione, quando non è morto nessuno. E’ una campagna un po’ ridicola”.
“Noi non abbiamo chiesto lo scioglimento del Comune di Bari, il gesto dei parlamentari del territorio è stato quello di chiedere al ministro dell’Interno chiarezza”. Lo ha detto il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, a margine della conferenza stampa. “Abbiamo voluto chiedere cosa sia accaduto – ha aggiunto Sisto – per evitare, come spesso è avvenuto, che qualcuno potesse pensare che un episodio di questo genere potesse passare sotto silenzio”. Sisto ha chiarito che “Bari, e i baresi che noi rappresentiamo e abbiamo rappresentato, hanno diritto di conoscere la verità”.