Si è concluso a Brindisi lo sbarco dei 168 migranti arrivati questa mattina a bordo della nave Geo Barents di Medici senza frontiere che li ha soccorsi nei giorni scorsi al largo delle coste libiche mentre erano in difficoltà tra le onde su due gommoni. La maggioranza dei migranti ha meno di 18 anni, e su 117 minori 110 non sono accompagnati da un famigliare. Ci sono 8 donne e 4 bambine.
“C’è preoccupazione – dichiara il sindaco di Brindisi, Giuseppe Marchionna – per il numero di migranti in continuo aumento, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di minori non accompagnati. Le strutture di accoglienza sono allo stremo e da soli non ce la possiamo fare. Condivido l’appello che il governo ha rivolto alla Ue: siamo di fronte a un fenomeno epocale che va affrontato con un approcci e mezzi straordinari”.
Uno di loro è il 15enne gambiano Fatou (nome di fantasia) che aveva già tentato questo viaggio e ora sogna di essere adottato da una famiglia italiana.Lo riferisce Fulvia Conte, coordinatrice Sar a bordo della Geo Barents di Medici Senza Frontiere. La prima volta è stato “respinto dalla guardia costiera libica in mare dopo aver già lanciato l’allarme, quindi con le autorità informate, ma è arrivata purtroppo prima la guardia costiera libica”. “Lo hanno portato nei centri di detenzione – spiega Conte – dove non avendo soldi per pagarsi un altro viaggio è stato torturato, costretto ai lavori forzati e gli hanno rotto un braccio. Poi è finalmente riuscito a racimolare soldi per pagarsi il viaggio ed è stato soccorso dalla Geo Barents. E’ molto tenero perché dice che il suo sogno è quello di essere adottato da una famiglia italiana”.
A bordo con lui “tantissimi minori non accompagnati tra 14 e 17 anni, alcuni e alcune anche di 12-13 anni. Poi ci sono bimbi molto piccoli che viaggiavano con le loro mamme”. Quanto all’aumento degli arrivi di minori non accompagnati, Conte evidenzia che “le cause di questa dinamica sono molto complesse perché si parla di diversi motivi di fuga. Ci sono persone che fuggono dalla guerra, da una estrema povertà, da paesi in cui il cambiamento climatico sta avendo molti più effetti di quanto non li stia avendo qui da noi”. “Il momento della fuga è molto difficile e costoso. Ci raccontano – conclude – che le famiglie cercano di permettere al membro più giovane, con più speranze di vita, di partire”.