Giuditta, la 37enne che per diversi anni è stato succube del “pastore” Roberto Amatulli e di Marianna, ha presentato una denuncia lo scorso settembre nei confronti della coppia. Avevamo già raccontato la sua storia tramite la testimonianza di sua sorella Isa, prima di andarla a intervistare e farci raccontare la sua esperienza di convivenza con Amatulli e Marianna. “Non voglio che facciano del male ad altre persone come lo hanno fatto a me”, le sue parole su cui ora si indaga.
“Loro mi chiamavano ancella, per loro avevo quel nome e quelle funzioni – aveva raccontato ai nostri microfoni -. Sono andata al centro estetico di Marianna e lei mi ha parlato di un Dio che poteva togliermi la depressione. Volevo suicidarmi in quel periodo, mi sono sentita consolata e abbracciata. Capita per la prima volta. Sono andata a vivere lì, dormivo su un lettino delle cerette del centro estetico, aiutavo Marianna rispondendo al telefono, ripulendo le stanze, accogliendo i clienti, andando a fare la spesa, pulendo i piatti e lavando i vestiti. Dovevo preparare la stanza quando dovevano andare in diretta. Non ho mai avuto un euro per tutto questo”.
“Quando mi punivano mi facevano mangiare da sola nella stanza, a volte mi lasciavano in giro per Bari dandomi solo 5 euro. Non potevo sbagliare la spesa, il gelato e la verdura dovevano essere di un certo tipo, la domenica non dovevano mancare gli allievi e i pasticcini. Se sbagliavo, non mi facevano mangiare – la ricostruzione di Giuditta -. Sono consapevole di essere stata sfruttata, ringrazio Dio per essere stata comunque bene. Non mi hanno fatto vedere e sentire la mia famiglia per anni. Negli ultimi 4 mesi, prima di essere riportata da mia madre, per loro sono diventata un peso. Mi mettevano da un’altra parte perchè ero triste e non dovevo essere un cattivo esempio per gli altri”.