“Veniamo trattati come oggetti. Appena non serviamo più ci cacciano. Sono 13 anni che sono in Italia e ho speso la mia vita a lavorare. Nonostante non faccio niente di male vengo trattato come un criminale solo perché non ho i documenti”. Nella foresteria di Turi abbiamo incontrato Salah, uno degli stagionali impiegati nella raccolta delle ciliegie. Il suo sfogo è duro tanto da far riflettere.
“Qui non è cambiato nulla – sottolinea Salah – era meglio quando ci prendevamo una tenda e stavamo fuori. Dormiamo sul legno, la doccia è fredda. Hanno speso tanti soldi per farci vivere comunque peggio degli animali e non abbiamo modo per riposarci”. Lui non è uno di quelli che impiega le sue giornate al bivacco e alle risse, come anche denunciato dalla sindaca di Turi, Tina Resta. “Lavoriamo sei ore e mezza per avere massimo 50 euro al giorno. Appena finisce la raccolta ci dicono che non possiamo più restare, che dobbiamo andarcene. Lo dicono quelle persone che non sanno quanto duro lavoro abbiamo fatto per fargli avere a tavola le ciliegie”.
Per Salah il lavoro è dignità e proprio per questo non ha mai pensato in 42 anni di vita di impiegare il suo tempo allo spaccio o a chiedere l’elemosina. “Lavoro da sempre e voglio essere rispettato. Sto facendo di tutti per regolarizzare il mio stato, ma ci chiedono migliaia di euro per riuscire ad ottenere un documento, come se fossimo agnelli da mettere in vendita”.