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“I voti della malavita” per le elezioni a Valenzano. La richiesta del clan Di Cillo: “Modificate il piano regolatore”

26 Ottobre 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere
26 Ottobre 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere

Dalle prime luci dell’alba, nelle provincie di Bari, Palermo e Taranto, è in corso l’esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 19 soggetti (di cui 17 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) – emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, su richiesta di questa Procura della Repubblica/Direzione Distrettuale Antimafia – con cui sono stati riconosciuti gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) per una pluralità di delitti. In particolare, l’esecuzione dell’ordinanza (nei confronti di 15 soggetti indagati da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari e di altri 4 soggetti indagati congiuntamente da parte del personale della Polizia di Stato della Questura di Bari e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari) costituisce l’epilogo di una complessa attività di indagine, coordinata da questo Ufficio giudiziario, articolata in 2 filoni investigativi – distinti, ma legati fra loro da profili di connessione soggettiva e oggettiva. Il primo delegato alla Compagnia Carabinieri di Triggiano, ha riguardato un’associazione di tipo mafioso operante sul territorio di Valenzano (BA), propaggine del noto e storico clan Parisi. Il secondo, codelegato alla Polizia di Stato (Squadra Mobile e DIGOS) e al Nucleo P.E.F./G.I.C.O di Bari, ha avuto ad oggetto, tra l’altro, un episodio di scambio elettorale politico-mafioso, nonché l’individuazione di un sodalizio delinquenziale finalizzato al reato di corruzione elettorale.

In relazione al secondo filone investigativo, appartenenti alla Polizia di Stato (Squadra Mobile e DIGOS) e al Nucleo P.E.F./G.I.C.O di Bari stanno dando esecuzione – nei comuni di Casamassima (BA), Palo del Colle (BA) e Valenzano (BA) – a misure cautelari personali nei confronti di altri 4 soggetti indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato di scambio elettorale politico-mafioso e associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Nello specifico, dalle articolate indagini svolte dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Bari – mediante intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche, nonché servizi dinamici di osservazione e pedinamento – sarebbe emerso (secondo l’impostazione accusatoria accolta dal G.I.P. presso il Tribunale di Bari, allo stato, e fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) che, in occasione delle elezioni comunali di Valenzano del novembre 2019 (Comune già precedentemente sciolto per condizionamenti mafiosi), il vertice dell’organizzazione mafiosa oggetto del primo filone investigativo, il clan Di Cillo, avrebbe assunto l’impegno di procurare “voti della malavita” (così denominati in una conversazione intercettata tra 2 degli indagati) a taluni candidati, in cambio della promessa di ricevere utilità varie in suo favore (tra cui la modifica del piano regolatore comunale per rendere edificabili terreni di sua proprietà) e della sua compagine criminale. In particolare, tale impegno era stato garantito a Francesca Ferri e Nicola Canonico, già protagonisti di un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per le comunali 2019 a Bari.  È stato disvelato (allo stato attuale degli accertamenti vagliati positivamente dal GIP) il raggiungimento di una intesa tra il vertice del clan operante a Valenzano (indicato nel primo filone investigativo) ed uno dei componenti della coppia, avente ad oggetto l’impegno del primo a procacciare un pacchetto di voti in favore di soggetti legati all’altro, candidati come consiglieri comunali e infiltrati dalla coppia in questione in una lista civica. In questo caso, il Gip ha ritenuto la gravità indiziaria relativamente alla sussistenza del delitto di scambio elettorale politico-mafioso previsto dall’art. 416 ter c.p.