Spesso scriviamo di come il 118 venga usato come un taxi o per aggirare l’ostacolo delle attese al pronto soccorso. Ma alcune volte la chiamata può essere intesa come una richiesta di aiuto per uscire dal tunnel della solitudine che troppe volte interessa soprattutto gli anziani.
È ciò che è capitato ieri sera a un’ambulanza del 118, operante nella provincia di Foggia, chiamata dalla centrale per un codice giallo. Si trattava di un’anziana che lamentava dispnea. “Arrivati sul posto – scrive il soccorritore del 118 – ci ha accolti nella sua immensa casa una nonnina di 92 anni. La casa era tanto grande quando l’odore di solitudine che la pervadeva. Ha iniziato a farfugliare qualcosa e accennava a presunti dolori. Il sanitario ha iniziato a visitarla. I parametri vitali erano nella norma, ECG ritmo sinusale, era ben idratata, insomma non c’era nulla di preoccupante, tranne quell’odore di solitudine che accomuna tutti gli anziani”.
“All’ingresso aveva già preparato una borsa con dentro qualche effetto personale e ci chiedeva incessantemente di essere ricoverata. Non capivamo il perché, stava bene. Alla fine ci ha detto il motivo della sua richiesta. Il marito qualche giorno prima era stato ricoverato e voleva raggiungerlo per non stare da sola e stargli accanto. Una richiesta che ci ha colpito al cuore, ma che purtroppo non abbiamo potuto soddisfare date le buone condizioni di salute e il rischio covid che aleggia negli ospedali”.