“Non sono antisemita e non ritengo certamente che gli ebrei vadano a uccidere i bambini. Nel comporre il quadro Martirio di San Simonino da Trento ho usato modelli umani, e riproposto le fattezze fisiche dei personaggi come si riproducevano gli ebrei nell’antichità”.
Queste le parole in aula del pittore di Adelfia, Giovanni Gasparro, imputato per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale e religiosa per alcuni commenti su Facebook al post sul suo dipinto “Martirio di San Simonino da Trento”.
A Gasparro sono contestati i commenti da lui pubblicati sui social dopo che, nel 2020, aveva postato su Facebook 21 foto dell’opera: rispondendo ad alcuni utenti, avrebbe, secondo l’accusa, “propagandato e divulgato idee fondate sull’odio antisemita, atte ad influenzare le opinioni di un più vasto pubblico, scatenando e suscitando reazioni e commenti di cui vari dal chiaro contenuto antisemita di numerosi followers”.
La tela, che risale al 2020, è stato ispirato dalla storia di un bambino ucciso nel 1475. Di quel delitto furono accusati 15 ebrei, torturati fino alla morte. “Non mi sono mai posto il problema dell’antisemitismo – ha aggiunto – alle mie figure non ho mai dato connotazioni negative. Non ho gli strumenti come storico o teologo per dire se Simonino è un martire o meno, non posso dirlo”.